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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Lido

Il Mose "scalda i motori": "L'opera sarà pronta nei tempi stabiliti". E poi?

L'enorme cantiere "made in Italy" continua a ritmo serrato alla bocca di porto di Malamocco. All'orizzonte la scelta fondamentale se ripristinare l'esistente o costruire il porto off-shore

Richiamano lo scenario di un film, una lontana assonanza con qualche immagine di "C'era una volta in America" di Sergio Leone, ma quella 'cattedrali' di cemento bruciate dal sole e in costruzione su un tratto di terra tra laguna e mare sono uno dei segni forti che il sistema Mose per la salvaguardia di Venezia procede a ritmo serrato.

L'enorme cantiere 'autosufficiente' e a impatto zero di Santa Maria del Mare, alla bocca di Porto di Malamocco, dove vengono realizzati dei cassoni per il Mose che sono grandi come un palazzo a quattro piani - 50 metri per 60 e alti 14 - a detta degli esperti del Consorzio Venezia Nuova, il braccio operativo per la realizzazione del Mose, sa coniugare tre aspetti che sono la cifra di tutto il progetto: tecnologia all'avanguardia, attenzione all'ambiente, rispetto dei tempi.

Muoversi nel cantiere di Malamocco è di fatto avere un assaggio, anche visivo, di cos'é quell'enorme opera ingegneristica 'made in Italy' pensata e voluta per porre al riparo la città lagunare dalle ire del mare, di cui si è già avuta idea in questi mesi con il varo dei cassoni di Lido nord. Quasi novello 'Virgilio' a fare da guida l'ingegner Alessandro Mazzi, presidente di Grandi Lavori Fincosit e vicepresidente del Consorzio Venezia Nuova.

"Con la nostra impresa - dice Mazzi - abbiamo realizzato molte opere pubbliche in tutta Italia, e questa manterrà i tempi di realizzazione dei lavori. A oggi possiamo infatti affermare, ed è un primo passo molto importante, che a fine 2013 saranno installati i cassoni alla bocca di Porto di San Nicolò ed entreranno in funzione le prime paratoie di Treporti".

La "porta di Venezia" sarà dunque la prima a essere completata "e questo - sottolinea Mazzi - ci consentirà una prima significativa verifica del funzionamento del sistema". Lo stesso cantiere di Santa Maria del Mare è quasi un'opera unica nel panorama delle grandi opere, pensato tenendo conto della particolarità del luogo in cui andava a inserirsi.

"Abbiamo scelto - spiega Mazzi - un metodo non usuale, quello di un rilevato artificiale appositamente costruito. Questo per evitare cedimenti non compatibili con le strutture storicamente presenti, se avessimo operato su un terreno pre-esistente, nell'isola. Così, secondi al mondo dopo il Giappone, dove però si è operato con strutture molto più piccole, abbiamo applicato, in collaborazione con i tecnici della Rolls Royce che lo realizzano, il sistema Syncrolift in uso nei cantieri navali alle esigenze costruttive di un cantiere di ingegneria civile". Un progetto che ha attratto l'attenzione anche di studiosi e studenti di ingegneria.

La piattaforma del cantiere, completamente autonomo e autosufficiente (tutto il materiale necessario per la costruzione dei cassoni viene prodotto in loco), è stata realizzata con materiali selezionati presenti in zona e quindi riutilizzabili. Sul fronte dell'impatto ambientale, nella zona sommersa creata dall'opera è stato registrato un ripopolamento di specie marine tipiche dell'area, con la segnalazione anche di qualche astice. Finito il cantiere e posato in mare i cassoni, però, ci sarà da decidere il destino del manufatto; su questo da tempo in città si sono sentite le più diverse voci, anche di peso come l'Unesco; così c'é chi chiede il pieno ripristino dello status quo ante, chi ci vede residenzialità e alberghi e chi la possibile marittima di realizzare il futuro porto offshore.

Mazzi ricorda che il loro compito è ben chiaro: ripristinare lo stato esistente prima della costruzione del rilevato; destinazioni diverse potranno essere scelte dalle istituzioni competenti. "La data del completamento del sistema - conclude Mazzi - è in funzione delle disponibilità dei flussi finanziari, sui quali spesso si sono registrati ritardi. Ma, grazie alla disponibilità del Cipe, per far fronte a tutto ciò le imprese hanno ottenuto prestiti ponte, che hanno permesso di non interrompere mai i lavori. All'appello manca ancora un miliardo e duecento milioni di euro, ma, essendo arrivati al 75% dell'opera, il più è fatto e siamo fiduciosi che le lavorazioni non si fermeranno". (ANSA)

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