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Cronaca Castello / Fondamenta Arsenale

Manifestazione all'Arsenale, cittadini e politici uniti: "Deve restare alla città"

Stamattina verso le 11 sono state tante le persone che da terra e da acqua hanno affollato la zona dell'Arsenale per chiedere al governo di tornare sui suoi passi rinunciando a "riprendersi" l'area

Erano in tanti stamattina all'Arsenale. Cittadini e politici. Per acqua e per terra. Per ribadire un concetto tanto semplice, quanto foriero di sconvolgimenti di equilibri tra consorzi, Enti locali e governo: "l'Arsenale è dei veneziani". Alcuni componenti della Giunta di Ca' Farsetti, sindaco in testa, avrebbero sfilato sulla "Barca dei Dogi", che solitamente viene utilizzata per la Regata Storica. Ma sono state tante le imbarcazioni che si sono aggregate al corteo. Semplici cittadini che si sentono "scippati" di una porzione di città. La loro città. Dopo aver gioito a luglio per esserne ritornati in possesso con il decreto sulla spending review.

Lo striscione che campeggiava verso le 11.30 sul ponte dell'Arsenale recitava: "L'Arsenale alla città", riassumendo la contrarietà dei presenti riguardo al decreto sull'Italia Digitale presentato dal ministro alle Infrastrutture Corrado Passera. O meglio, il decreto andrebbe pure bene. Non fosse per quelle sette righe che riassegnano l'Arsenale Nord allo Stato, dopo che a luglio il decreto sulla spending review l'aveva invece consegnato al Comune di Venezia.

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Apriti cielo. Lo scontro si è fatto subito duro. Con il sindaco Giorgio Orsoni che annuncia battaglia dura per riavere ciò che è stato tolto alla città, e il magistrato alle Acque Ciriaco d'Alessio, organo del ministero delle Infrastrutture, a denunciare un clima "di sospetto" sui presunti poteri forti veneziani. "Se quell'area passasse a Ca' Farsetti tutte le infrastrutture logistiche per la costruzione del Mose andrebbero spostate", ha spiegato in una nota, dopo che alcuni attivisti dei centri sociali venerdì avevano occupato gli uffici del Magistrato a palazzo dei Dieci Savi.

La manifestazione di stamattina, cui hanno aderito una ventina di associazioni, ha lo scopo di aumentare il pressing sul ministro Passera e sul presidente della Repubblica Giorgio Napolitano affinché quelle sette righe vengano cancellate dal decreto. Nonostante tutti gli interessi che eventualmente si nascondessero dietro a quelle poche frasi.

 

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