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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Carpenedo / Via Peschiera

Verso la manifestazione del 9 febbraio, Cgil Cisl, Uil: «Il governo ascolti milioni di lavoratori»

«Cassa integrazione in aumento, migliaia di posti di lavoro persi, giù l'export, niente investimenti. È il momento per un patto tra sindacati e industriali, capace di condizionare le scelte del governo»

Sempre più vicina la manifestazione sindacale nazionale contro la legge di bilancio del governo, il 9 febbraio a Roma. Le sigle Cgil, Cisl e Uil territoriali si preparano a dare battaglia, spiegando la situazione in un tavolo venerdì alla sede Cgil di via Peschiera. «Nella finanziaria manca il lavoro, ciò di cui c'è realmente bisogno. Mancano investimenti sociali nei servizi e nella sanità. Una situazione - affermano - di recessione economica, previsione di crescita a zero, perdita di migliaia di posti di lavoro, cassa integrazione in aumento, secondo i dati di Veneto Lavoro, e un governo che rinuncia all'unica leva capace di invertire questa tendenza, cioè gli investimenti pubblici. Il governo ci ascolti - dicono Christian Ferrari della Cgil, Gianfranco Refosco della Cisl e Gerardo Colamarco della Uil Veneto - e si confronti con chi rappresenta nel paese migliaia di lavoratori e pensionati». La manifestazione del 9 febbraio porta in piazza le richieste sindacali.

Dati Istat e mercato del lavoro

«È una situazione pesante quella che si eredita dall'ultimo trimestre del 2018 - spiega Christian Ferrari Cgil -. I segnali della stagnazione c'erano tutti. Per questo avevamo presentato un piano di richieste al governo, che non ha mai avviato un dialogo con le parti sociali, nonostante promesse e rassicurazioni. In Veneto negli ultimi anni sono andati persi 60 mila posti di lavoro. Le ore di cassa integrazione negli ultimi tre mesi sono arrivate a 5 milioni e 47 mila, un elemento che non allarma ma preoccupa. La previsione di crescita è ferma a zero. Questa legge di stabilità non dà soluzioni all’altezza dei problemi e il governo ha pure rinunciato all’unica leva utile per invertire questa tendenza, cioè gli investimenti pubblici. In questo contesto - dice Ferrari - rischiamo di affrontare una valanga a mani nude».

Quota 100 e reddito di cittadinanza

«È falso sostenere che scendiamo in piazza contro quota 100 e contro il reddito di cittadinanza - affermano Cgil, Cisl e Uil - perché le misure trovano nei patronati degli alleati per i diritti riconosciuti dalla legge, come sta avvenendo con la presa d'assalto degli uffici negli ultimi periodi. Sulla previdenza diciamo che quota 100 è troppo poco. È una misura parziale e non risolve il problema del sistema previdenziale. Vogliamo sovvertire per davvero la legge Fornero e dare risposte alla precarietà lavorativa, che poi va a pesare sulla previdenza del Paese. Oltre il 30% dei lavoratori under 35 sono precari». Quanto alla povertà i dati regionali non offrono un panorama rassicurante: 165 mila bambini sono a rischio, un buon 35% in più è in questa condizione dal 2009, nel nostro territorio. Eppure, «pur rappresentando il reddito di cittadinanza una risposta, non è la soluzione - dice Colamarco - perché non crea posti di lavoro né investimenti. Tutte le infrastrutture che il governo ha fermato potevano creare investimenti. Non condividiamo la finanziaria, c'è confusione nel governo e lo scontro a livello europeo non aiuterà di certo il nostro paese».

Sicurezza sul lavoro

«La manovra economica non ha dato risposte in termini di sicurezza sul lavoro. Il 2018 è stato un annus horribilis - ricorda Ferrari -. Due morti a settimana, centinaia gli infortuni sul territorio, e il governo ha tagliato le risorse all'Inail. Scendiamo in piazza - conclude il segretario della Cgil -  anche contro la deriva razzista e xenofoba. I lavoratori stranieri rappresentano il 30% della forza lavoro regionale. Un contributo sostanziale a fronte di pesanti difficoltà che spesso i lavoratori migranti pagano in prima persona. La nostra accoglienza è un modello che vogliamo difendere ed è l'unica garanzia di integrazione». 

Patto con gli industriali

«Il governo aveva garantito che le parti sociali sarebbero state convocate, ma questo non si è mai verificato - afferma Gianfranco Refosco della Cisl -. Se ci avessero ascoltato molto errori non sarebbero stati fatti. Si sarebbero evitate scelte sbagliate e controproducenti. Chiediamo che venga rivisto il decreto dignità. Chiediamo che per il lavoro a tempo determinato venga data la possibilità alle parti di agire sui limiti dei contratti. Molti contratti sono andati perduti a causa del decreto. Altri si sono trasformati in staff leasing, che non è un rapporto di lavoro da dipendente. Quanto a quota 100, nel settore pubblico e privato, rischia di appesantire la tenuta dei conti della previdenza, ed è un meccanismo con l'età, a 62 anni, o i contributi, a 38, che penalizza in particolare le donne che spesso hanno carriere discontinue. Creare lavoro è necessario per il sistema previdenziale. E da questo punto di vista è necessario procedere con le infrastrutture per il Veneto, con la Tav, affinché la regione non rimanga tagliata fuori dalle rotte internazionali. La legge di bilancio del governo, in termini di tassazione, promette di tagliare risorse ai pensionati: in 400 mila verranno colpiti, ci saranno 300 milioni di euro in meno per i pensionati in Veneto, con potere d’acquisto perso. Chiediamo - conclude il segretario Cisl - un confronto certo con il governo. E siamo pronti a un nuovo patto di rilancio con Confindustria. Pensiamo che questo sia il momento per un grande accordo tra sindacati e industriali, capace di condizionare le scelte del governo».

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