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Cronaca

Licenziamenti alla Mantovani, il caso arriva in parlamento: "Lavoratori usati come ostaggi"

Michele Mognato, deputato di Articolo 1 - Mdp Venezia, annuncia un'interrogazione. "I lavori del Mose sono questione di rilevanza nazionale, il governo non può stare a guardare"

Crisi nera alla Mantovani, con centinaia di dipendenti verso il licenziamento e i tagli sugli utili, tanto che l'azienda rinuncerà probabilmente ai lavori previsti per il futuro. Parte della politica locale ora si schiera in difesa dei lavoratori: "Era prevedibile che dopo l'esito negativo degli incontri al ministero del Lavoro per la proroga della cassa integrazione, la Mantovani aprisse un'altra procedura di mobilità, questa volta per 172 lavoratori",  commenta Michele Mognato, deputato veneziano di Articolo 1 - Mdp, che annuncia l'intenzione di portare il caso in parlamento.

"Questione nazionale"

"Nelle prossime ore - spiega - depositerò un'interrogazione parlamentare insieme agli onorevoli Murer e Zoggia, affinché la vertenza assuma un carattere nazionale, e non regionale". Questo perché, rileva, si tratta di una "situazione legata alle vicende connesse alla costruzione del Mose". "Bisogna evitare i licenziamenti - conclude - e che si usino i lavoratori come ostaggi per risolvere i contenziosi aperti. Il governo non può stare a guardare".

Niente utili dai cantieri del Mose

Per tentare di arginare la crisi entrerà in campo la Regione, ma trovare una soluzione a questo punto pare impossibile. L'ultima batosta per Mantovani era arrivata lunedì con una sentenza del Consiglio di Stato che, ribaltando un precedente verdetto del Tar, ha stabilito che le imprese consorziate non possono ottenere utili dai cantieri del Mose. I profitti ottenuti dai lavori, quindi, vanno accantonati in un fondo a parte come garanzia fino alla fine dei procedimenti penali. Per questo è probabile che l'azienda rinuncerà ai cantieri che erano in programma.

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