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Cronaca

Detenuto al patriarca: "Sia vicino a noi giovani" "Vostre esperienze sono come gocce d'oro"

Mercoledì messa di Natale a Santa Maria Maggiore per monsignor Moraglia. Dialogo e scambio di doni. E quel presepe attraverso cui i carcerati chiedono pietà e considerazione

Tante lingue, tante storie. Tutti con un minimo comune denominatore: il carcere. Mercoledì c'era Michael, il 26enne "sindacalista" dei detenuti che ha perso la strada a causa della droga, Ma c'era anche Enzo, che ha introdotto la tradizionale Messa del patriarca, monsignor Francesco Moraglia, trasmettendo tutta la propria inquietudine di chi "all'inizio non è stato abituato ad avere un dialogo con Dio". Nella cappella del carcere si sono seduti tra i detenuti l'assessore alle Politiche sociali, Simone Venturini, la presidente della Corte d'appello, Ines Marini, la presidente del Tribunale di Venezia, Manuela Farini, e il procuratore aggiunto Adelchi D'Ippolito. A pochi metri da loro anche la direttrice del carcere maschile di Santa Maria Maggiore, Immacolata Mannarella.

La messa di Natale in carcere

Preghiere e richieste

I detenuti hanno pregato "per chi è in attesa di un domani migliore", "per tutti coloro che attendono il ritorno a casa", "per i volontari e chi opera in carcere". Tra loro giovani che il penitenziario l'hanno visto per la prima volta e alcuni habituée: "E' rispettando le regole che si è uomini liberi - ha dichiarato il patriarca durante la sua Omelia - La nostra libertà è un dono. Mi auguro che nella vostra vita potrete trovare quel bene che vi portate dentro". Dalla speranza alla realtà, però, il passo è piuttosto breve. Perché il quotidiano del carcere è il nulla, nonostante i volontari delle cooperative "Rio Terà" e "Il Cerchio" si diano da fare per insegnare una possibile futura attività lavorativa ai detenuti: "Io il carcere lo vedo come un parcheggio - ha dichiarato Michael, 26enne rappresentante dei detenuti e non di primo pelo a Santa Maria Maggiore - spero in una vita normale, una famiglia. Chiedo che la Chiesa sia più vicina ai nostri problemi. Ai piccoli problemi di ogni giorno".

La storia di Michael

La sua è una storia come purtroppo ce ne sono troppe: il padre ubriaco picchia la madre, i genitori si separano e la sorella va a vivere con la mamma. Michael rimane solo, senza una figura di riferimento. A 17 anni già vive per strada e scopre la cocaina. La legge del marciapiede è dura: dopo la coca arriva l'eroina. "Quella ti rende dipendente - ha sottolineato - facevo il cuoco e il cameriere e prendevo 2.200 euro al mese, ma non mi bastava mai. C'è stata anche una donna, che mi ha lasciato quando sono entrato qua dentro. Anche lei si è persa nella droga. Siamo giovani, sbagliamo. Ma ho ancora la speranza di una famiglia e di una vita normale". Parole che hanno fatto emergere nella memoria di don Antonio Biancotto, cappellano del carcere, il ricordo di un diciottenne che finì dentro durante la sua festa per il diploma: "Si sballò e reagì agli agenti. I giovani camminano sempre sul crinale", ha affermato.

"Le vostre esperienze sono come gocce d'oro"

Richieste di vicinanza raccolte dal patriarca, che, di fronte a Michael, l'ha invitato a raccogliere tutto della propria vita (sofferenze, dolore, solitudine ma anche voglia di riscatto) e instillare le proprie esperienze ai suoi futuri figli: "Sono come delle gocce d'oro da donare agli altri - ha spiegato monsignor Moraglia - noi parliamo spesso dei giovani, ma dovremmo parlare di più di noi adulti. Siamo noi che costruiamo il loro mondo". Parole che giungevano mentre in tanti, entrando o uscendo, concentravano l'attenzione su un grande presepe costruito dai detenuti: tutt'attorno immagini di sbarchi, di povertà, di malattia, di alcolismo. Ci sono foto di un bambino che dorme su una panchina, slot machine, una bidonville. Pochi sorrisi e tante lacrime. Ma, alla fine, ci sono anche la pietà e la carità cristiana: un'immagine della lavanda dei piedi si trova a fianco alle sbarre di un carcere. Anche lì, tra i corridoi delle loro celle, i detenuti chiedono che si insinui calore e amore. 

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