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Cronaca Mira

"Dopo la notte negli oratori i profughi in fuga da Conetta saranno redistribuiti in Veneto"

La redistribuzione è scattata dalle 13 di venerdì. Alle 19 già partiti da Mira 151 profughi, 15 rimarranno fino a lunedì a Gambarare. All'ex base militare di Conetta torna la calma

I trasferimenti sono iniziati alle 13 e sono continuati per tutto il pomeriggio. Con ogni probabilità continueranno anche in serata per trovare alloggi alternativi ai migranti che, fuggendo dall'ex base militare di Conetta e mettendosi in viaggio alla volta di Venezia, hanno indotto il patriarca Francesco Moraglia ad aprire le porte degli oratori per farli pernottare nella notte tra giovedì e venerdì. Il giorno seguente Ca' Corner si è messa subito al lavoro per trovare soluzioni alternative. Secondo l'amministrazione comunale di Mira, rimarranno a Gambarare 15 richiedenti asilo. Lunedì anche loro troveranno un'altra destinazione.

Alle 19 trasferiti già in 151

Alle 19 erano 151 i richiedenti asilo che erano già stati trasferiti, scortati dalle forze dell'ordine, da Mira, mentre per gli altri 90 in serata la prefettura era ancora impegnata a trovare spazi idonei. Ma è solo questione di tempo, viene spiegato. Una sessantina i richiedenti asilo che dovrebbero rimanere in territorio veneziano, una decina in strutture della Diocesi. Gli altri migranti dovrebbero essere distribuiti nelle altre province venete, 33 per parte. Intanto nell'ex base militare di Conetta si è vissuta una delle giornate più tranquille dell'ultimo periodo: spazi maggiori al solito, meno coda. Il campo è diventato più vivibile, anche se i problemi di sovraffollamento restano. Ora la sua popolazione è di circa 900 persone.

Primi trenta trasferimenti in tarda mattinata

I primi trasferimenti da Mira sono scattati poco prima delle 13 e il prefetto Carlo Boffi, contattato, si è detto fiducioso (o perlomeno speranzoso) di riuscire a trovare ospitalità per tutti i richiedenti asilo entro sera. Nel frattempo i "fuggitivi" dall'ex base militare di Conetta rimarranno negli oratori dove hanno pernottato: "Confidiamo nella solidarietà della popolazione italiana", ha affermato il titolare di Ca' Corner. Sulla stessa lunghezza d'onda il sindaco di Mira, Marco Dori: "Tutti troveranno una nuova collocazione, secondo un modello di ospitalità diffusa. E spero che anche altri Comuni, che finora hanno atteso, diano una mano, così da ottenere una condizione migliore per tutti". Contattato al telefono, il primo cittadino alle 12 di venerdì si dichiarava comunque all'oscuro dei dettagli: "Siamo in attesa di comunicazioni dalla Prefettura", ha specificato. Alle 19 rimanevano alcuni migranti a Gambarare, in attesa di essere trasferiti.

Il patriarca: "Questa situazione non si potrà protrarre oltre"

Insomma, la situazione è ancora tutta in divenire, mentre il patriarca Francesco Moraglia ha sottolineato che "pensare che tale situazione si possa protrarre ancora non sarebbe realistico". Aggiungendo di "confidare nel lavoro delle istituzioni". "Abbiamo cercado di alleviare una situazione che rischiava di deflagrare - ha commentato a Gente Veneta il primo rappresentante della Curia - è stato un intervento di tipo emergenziale, messi di fronte ad una situazione singolarissima che rischiava di 'incartarsi' e di aggravarsi ulteriormente a cui abbiamo offerto una risposta con la disponibilità dei nostri parroci, che ringrazio insieme alle loro comunità, per l’aiuto dato con prontezza. Nei giorni scorsi avevo scritto alla Chiesa di Venezia in occasione della Giornata mondiale dei poveri che si celebra il 19 novembre osservando, prima di questi fatti, che siamo chiamati a dare spazio al povero anche con 'fantasia evangelica'. Ripeto anche che, oggi, - continua - la sfida è costruire una società che sia realmente inclusiva, accogliente, capace d’incontrare gli altri anche innanzi a diritti che configgono. Per far questo è necessario, quindi, che nessuno - dalle istituzioni agli enti locali, dalla politica alla società civile e alle realtà ecclesiali - si sottragga al senso profondo e autentico del proprio impegno e delle proprie responsabilità. C’è bisogno che ognuno faccia la sua parte, non eliminando o accantonando difficoltà e problemi ormai “strutturali” per il nostro vivere di oggi ma aiutando concretamente a risolverli, in modo lungimirante e realista. In queste ore si è fatto fronte in tempi brevi ad un’emergenza, con grande impegno e dedizione".

"Accoglienza diffusa unica soluzione"

Anche monsignor Dino Pistolato, vicario episcopale per i servizi generali e gli affari economici, che ha coordinato le operazioni di accoglienza nelle parrocchie e nella struttura della Caritas a Mira Porte, spinge per l'accoglienza diffusa: "È fondamentale che tutti i Comuni, e non solo quelli più grandi e sensibili o remissivi, accettino il modello dell’accoglienza diffusa. La buona conclusione, poi, di questa protesta, sarà il modo migliore per evitare che diventi uno spunto per emulazioni", ha dichiarato.

Brugnaro: "Presidiare i confini e dire che qui non si può entrare"

"La non gestione delle frontiere ha portato a questo - ha commentato a margine dell'inaugurazione del Ponte votivo della Salute il sindaco Luigi Brugnaro - Stiamo lavorando in piena sintonia con il prefetto e il questore per gestire questa situazione e tenerla sotto controllo. L'accoglienza da parte di cittadini e parrocchie è un fatto positivo, ma è una risposta di pura emergenza, che non risolve i problemi veri. È inutile illudere le persone: la situazione è seria e complicata. Qualcuno deve assumersi la responsabilità di presidiare i confini e di dire che qui non si può più entrare. L'idea che in Italia si possa fare di tutto non è più possibile”.

Notte passata nelle strutture di Mira

Nella notte le persone fuggite da Cona sono state così distribuite: 55 a San Nicolò di Mira, 45 nel patronato di Gambarare, 47 in quello di San Pietro di Oriago, 45 a Borbiago e 20, infine, in casa San Raffaele a Mira Porte, nella struttura di prima accoglienza aperta dalla Caritas diocesana. "Nessun’altra realtà, se non la Chiesa - fa presente Gente Veneta - avrebbe potuto rendersi disponibile in così poco tempo per dare un tetto e una cena a così tante persone".

La fuga da Conetta

Le motivazioni che hanno spinto i richiedenti asilo ad intraprendere una iniziativa così clamorosa come l'abbandono del centro di accoglienza sono le stesse all'origine di altre proteste inscenate in passato: per troppo tempo sono rimasti relegati in sovrannumero all'interno di una struttura inadeguata (il sindaco Alberto Panfilio l'ha definita un "moderno lager"), in attesa di una risposta alle loro domande di asilo e di status giuridico che tarda ad arrivare. E nel frattempo arriva il freddo dell'inverno.

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