Monica Busetto resta in carcere, rigettato il ricorso davanti alla Cassazione
L'operatrice socio sanitaria è stata condannata in appello all'ergastolo per l'omicidio in concorso di Lida Taffi Pamio. I legali difensori chiedevano il ritorno all'obbligo di firma
Monica Busetto resta in carcere. I giudici hanno rigettato il ricorso per Cassazione presentato dagli avvocati difensori dell'operatrice socio-sanitaria condannata in appello all'ergastolo per l'omicidio in concorso dell'anziana Lida Taffi Pamio, l'87enne massacrata a coltellate nella sua abitazione di via Vespucci a Mestre il 20 dicembre 2012.
Ad accusarla è stata Susanna "Milly" Lazzarini, che durante una lunga udienza ha raccontato come secondo lei si sono svolti i fatti in quell'appartamento al fianco del quale viveva la Busetto (comunque condannata anche in primo grado senza le rivelazioni della rea confessa). I suoi avvocati difensori, Alessandro Doglioni e Riccardo Busetto, avevano impugnato la misura cautelare davanti alla Cassazione. La decisione dei giudici a Roma è giunta venerdì: l'ex dirimpettaia di Lida Taffi Pamio, che si è sempre professata innocente, dovrà rimanere in carcere.
Le motivazioni del rigetto del ricorso saranno depositate nei prossimi giorni. "Avevamo fiducia nei giudici - spiega Doglioni - perché la motivazione con cui nella sentenza di Appello è stata disposta la carcerazione è solo il pericolo di fuga. Ma Monica Busetto ha sempre tenuto un comportamento esemplare. Quando è uscita dal penitenziario della Giudecca si è sempre presentata puntualmente, settimana dopo settimana, al posto di polizia per l'obbligo di firma".
La richiesta è che si tornasse al regime precedente alla sentenza pronunciata nell'aula bunker di Mestre, perché - è la ratio del ricorso - Monica Busetto non avrebbe mai manifestato la volontà di fuggire all'estero, e nemmeno i suoi comportamenti avrebbero mai denotato un'inclinazione del genere: "Mai un prelievo superiore al solito - conclude il legale - mai un appuntamento mancato. Nulla di nulla". Ora la battaglia si sposterà in Cassazione, dopo la condanna in appello.