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Cronaca

Malore fatale nella notte a Mosca: è morto Yuri Korablin, ex presidente dell'Unione Venezia

Aveva 56 anni. Acquistò la squadra nel 2011, portandola dalla D alla Lega Pro. Fu il primo russo a dirigere un team italiano. Lasciò nel 2015 forse a causa dei problemi di salute

Si è spento Yuri Korablin, ex presidente del Venezia (al tempo Unione) nonché primo presidente russo di una squadra di calcio italiana. Era nato il 30 gennaio del 1960. A causare il decesso, lunedì sera, sarebbe stato un malore fatale che segue la malattia da cui era affetto da tempo. Anche la nuova società del Venezia, ora retta dall'americano Joe Tacopina, ha voluto tributare un messaggio di cordoglio per l'ex presidente, nonostante tutte le tribolazioni che avevano caratterizzato gli ultimi mesi della sua "era": "La società Venezia FC, appresa la notizia della morte di Yuri Korablin, porge le proprie condoglianze alla famiglia", sii legge sul sito della società arancioneroverde. Lo staff sarebbe riuscito ad avere conferma da un collaboratore stretto dell'imprenditore (con anche una parentesi politica) russo.

Korablin acquistò la squadra nel 2011, portandola dalla serie D alla Lega Pro. Lasciò quattro anni più tardi, a sorpresa, probabilmente proprio a causa dei suoi problemi di salute. Ma si erano paventati anche possibili problemi economici, complice la crisi del rublo. La cessione avvenne nella primavera del 2015, ma non si trovarono compratori e il club fu retrocesso nuovamente in D. Dopodiché l'avvento degli americani.

Korablin abitava a Mosca, in uno dei quartieri più altolocati. Una zona frequentata da oligarchi e nuovi milionari. Nel 1991 divenne sindaco di Khimki (città famosa anche per il basket) e fu riconfermato quattro anni dopo; appoggiò l’elezione del presidente Eltsin e nel dicembre 2001 venne eletto alla Duma di Mosca. Nel 2011 decise di comprare il Venezia, con l’intenzione di riportare la squadra in serie A e realizzare il nuovo stadio a Tessera. Una vera e propria cittadella dello sport. Le cose andarono male, sia per problemi burocratici che per la malattia. Si misero in mezzo i rapporti a dir poco non idilliaci tra l'allora sindaco Giorgio Orsoni e il presidente di Save, Enrico Marchi. Poi arrivò lo scandalo Mose

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