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Cronaca Bissuola / Via Messi

Anche Lino Brentan lascia l'aula bunker: "Sono stato incastrato"

L'ex amministratore delegato della società Autostrada Venezia - Padova ha risposto alle domande degli inquirenti: "Incastrato dal sistema"

Anche Lino Brentan venerdì mattina ha lasciato l'aula bunker di Mestre dopo l'interrogatorio di garanzia. Dopo il sindaco Giorgio Orsoni. L'ex amministratore delegato della società Autostrada Venezia-Padova era stato condannato due anni fa con rito abbreviato dal giudice per le udienze preliminari Roberta Marchiori per aver ricevuto mazzette in cambio dell'assegnazione di alcuni appalti. Assistito dai suoi legali Giovanni Molin e Stefano Mirate, l'imprenditore ha risposto alle domande degli inquirenti che in questi giorni cercano di ricostruire la rete di illeciti che si nasconde dietro la costruzione del Mose. L'ex ad si trova ai domiciliari nella sua villa di Campolongo Maggiore.

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Decisive all'epoca della prima condanna di Brentan furono le dichiarazioni dei quattro imprenditori che lo accusarono di aver ricevuto mazzette in cambio della concessione di alcuni lavori: 285mila euro la somma complessiva contestata. L'ex ad, secondo gli inquirenti, spezzettava gli appalti in maniera che non dovessero essere sottoposti a una gara pubblica d'appalto, aggirando in questo modo la normativa europea, e procedeva poi all'affido diretto tramite il cosiddetto "cottimo fiduciario".

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Ora, all'interno dell'aula blindata di via delle Messi, Brentan sembra abbia collaborato con gli inquirenti, sostenendo di essere stato accusato solo per ridurre le responsabilità altrui. L'ex ad di Autostrada Venezia - Padova, stando a quanto riferiscono i suoi avvocati, sostiene infatti di non aver mai frodato la Fip, ma al contrario di essere stato lui raggirato. I due legali ora si riservano di ricorrere al tribunale del riesame per chiarire la posizione del loro assistito (i tempi non saranno comunque brevi perché dovranno essere trascritti tutte le deposizioni degli interrogatori di garanzia) e ottenere un'attenuazione della pena, mentre il primo processo (che comunque riguarda reati coevi a quelli contestati venerdì nell'aula bunker) andrà comunque in appello, in base alle indagini della difesa, poi, gli avvocati produrranno una memoria difensiva per replicare alle accuse formulate dalla Procura: "Sono gli stessi reati vestiti in maniera diversa", ha scandito l'avvocato Giovanni Molin.

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