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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Orsoni libero, Fdi occupa il Comune Lega: "E il Daspo?" Grillo: "Bugie" Pd: "Noi sempre contro l'illegalità"

Il ritorno del sindaco a Ca' Farsetti ha sollevato un polverone politico di enormi proporzioni, tra manifestazioni organizzate e accuse online

Mentre il sindaco Giorgio Orsoni riprende possesso del suo ufficio a Ca' Farsetti dopo la settimana di arresti domiciliari, com'era prevedibile esplodono le razioni di oppositori ed (ex) alleati: tanto a destra quanto a sinistra, infatti, la liberazione del sindaco ha fatto molto discutere e, date le pesanti stoccate rifilate da Orsoni durante le conferenze stampa in Comune, c'è da scommettere che nei prossimi giorni i commenti sul caso non si risparmieranno, così come le levate di scudi di chi è stato tirato in ballo.

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DA FDI-AN - La reazione più dura è stata certamente quella dei simpatizzanti di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale che, guidati dai consiglieri comunali di Venezia Raffaele Speranzon e Sebastiano Costalonga, hanno occupato l’anticamera del sindaco nella sede del Comune. La protesta, promettono, andrà avanti ad oltranza.
“Ho chiesto al gruppo di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale di Venezia di mobilitarsi con fermezza su uno scandalo che ora dopo ora diventa sempre più grave per chiedere le dimissioni del sindaco Giorgio Orsoni”. Così il presidente nazionale del partito, Giorgia Meloni, spiega le azioni dei suoi militanti. “FdI-An è da sempre una forza garantista ma al contempo molto severa in tema di legalità. E non è accettabile l’ipotesi che sta circolando sugli organi di stampa secondo la quale Orsoni starebbe trattando un patteggiamento della pena. Orsoni ha il diritto di sostenere la propria innocenza, ma un patteggiamento rappresenterebbe un’implicita ammissione di colpa e questo non è compatibile col ruolo istituzionale di sindaco di una delle città più importanti della nostra Nazione. E chiediamo a Renzi, tanto veloce nel prendere decisioni radicali quando vanno a proprio vantaggio e che riguardano altre forze politiche, di costringere Orsoni a fare una scelta decisa: patteggiare e dimettersi o, se il sindaco ne è fermamente convinto – conclude Meloni - di difendere la sua innocenza in sede giudiziaria”.

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DAL PARTITO – Tra i primi a prendere la parola, invece, proprio i membri del Partito Democratico, la parte politica che maggiormente aveva supportato l'avvocato veneziano durante la sua candidatura a primo cittadino, ma anche destinataria delle pesanti critiche di Orsoni durante la conferenza post-Giunta: “Ciò che è successo - commenta Roger De Menech, renziano e segretario regionale dei Democratici - non sposta la visione del Pd. Dobbiamo andare avanti con una posizione molto concreta e dura rispetto al malaffare”. Secondo De Menech già giovedì sera sono previste consultazioni informali a Venezia per decidere come comportarsi con il sindaco “liberto” e, anche se non si parla esplicitamente di chiedere ad Orsoni di farsi da parte, il segretario spiega che si stabilirà “cosa è meglio nell'interesse dei veneziani”.

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DALLA LEGA – Molto più pesanti le dichiarazioni dei leghisti, che sparano a testa bassa tanto contro Orsoni quanto contro il Partito Democratico, Roberto Maroni su Twitter si chiede che fine abbia fatto la proposta di Matteo Renzi del Daspo contro i corrotti: “Orsoni – cinguetta sul web l'esponente del Carroccio - ammette le sue responsabilità ma il Pd lo lascia sindaco di Venezia”. Gli fa eco il segretario del partito, Matteo Salvini, che parla di “doppia morale della sinistra”. Anche il parlamentare “verde” Emanuele Prataviera riserva parole dure per il sindaco e per i Democratici: “Sul Mose, Orsoni e il Pd continuano a insultare i veneziani. Il sindaco Orsoni ha ammesso, di fatto, le proprie responsabilità, patteggiando quattro mesi, tornato in libertà ha però dichiarato di non voler dimettersi dalla carica sottointendendo la propria innocenza. Una contraddizione in termini difficile da comprendere. Ci chiediamo - aggiunge - se ora il Pd continuerà a sostenerlo in consiglio comunale, dopo averlo scaricato, mostrando plasticamente la drammatica realtà e cioè – conclude il leghista - l'imbarazzante interesse malcelato di restare attaccati alla poltrona”.

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DA BEPPE GRILLO – Anche il comico genovese alla testa del Movimento 5 Stelle sfrutta la rete per dare la sua lettura della vicenda e, sulle pagine del suo blog personale, tuona contro Orsoni ma, soprattutto, contro il presidente del Consiglio: “Renzie neppure una settimana fa diceva: se nel Pd c'è chi ruba va a casa a calci nel sedere. Oggi il sindaco di Venezia Orsoni, nonostante sia indagato per finanziamento illecito, ha concordato con i pm dell'inchiesta Mose un patteggiamento a quattro mesi e ha dichiarato che tornerà a occupare la carica di sindaco con pieni poteri come se nulla fosse accaduto. Il sedere nella poltrona, senza calci. L'unico nel Pd – conclude Beppe Grillo - a essere stato preso a calci nel sedere è stato Corradino Mineo condannato per il reato d'opinione contro la riforma della Costituzione che Renzie ha concordato con Berlusconi e non con gli elettori pd e cacciato dalla commissione Affari Costituzionali. Tolleranza zero contro chi mente sistematicamente: via i bugiardi a calci nel sedere!” Dichiarazioni che, però, sembrano andare in netto contrasto con quanto lo stesso Grillo ha fatto nel corso degli ultimi mesi, come qualcuno ha già fatto notare online.

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