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Cronaca

Zitti tutti, parla Orsoni: "Mai saputo di illeciti". Il discorso del sindaco

Il primo cittadino di Venezia a Ca' Farsetti espone la sua versione alla stampa dopo la revoca degli arresti domiciliari decisa giovedì dal gip

È sceso sorridente sul pontile davanti a Ca' Farsetti. Con gli applausi ad accompagnare l'ingresso nel palazzo di cui è stato titolare fino alla settimana scorsa. Giorgio Orsoni giovedì mattina ha ripreso possesso del Comune che ha guidato dal 2010. E lo ha fatto facendo capire che non ha alcuna intenzione di lasciare il campo. Anzi, rilancia. Accusando i partiti che fino a questo momento lo hanno sostenuto di avere loro organizzato la campagna elettorale. Tutti. Non solo il Partito Democratico.

IL VIDEO DELL'ARRIVO A CA' FARSETTI

È questa la partita più importante che si giocherà nei prossimi giorni in laguna: reggerà il rapporto tra la maggioranza e il suo sindaco? Anche dopo la nota del Partito Democratico regionale che ha ribadito come "Giorgio Orsoni non fosse iscritto al partito?". Anche dopo l'accusa del primo cittadino che "sono stati i partiti a fare pressioni affinché "io chiedessi dei soldi a chi era mio amico"? Subito dopo l'affollata conferenza stampa tenuta da Orsoni ("mi ha addolorato chi ha preso le distanze da me") alle 16 la Giunta si è riunita. Un faccia a faccia necessario, anche alla luce delle parole del vicesindaco Sandro Simionato, fino a giovedì sindaco reggente, che ha commentato le bordate ai partiti proferite del sindaco con un "le parole sono come pietre". Insomma, la partita è appena all'inizio. Con la necessità di approvare il bilancio il prima possibile per evitare conseguenze nefaste per la città e l'assemblea nazionale del Pd in programma tra due giorni. Va da sé, naturalmente, che Orsoni non si dimette. Un secco "no" alla domanda diretta. Strettamente collegata la partita che si è giocata in questa settimana in Procura (mercoledì scorso l'arresto per finanziamento illecito ai partiti e lunedì il secondo colloquio con i magistrati), che si è conclusa con un patteggiamento della pena a quattro mesi di reclusione e il pagamento di 15mila euro di multa. Del resto il primo cittadino ha sempre parlato, e ha sempre dichiarato di non sapere che quelli per la sua campagna elettorale erano fondi irregolari. Sullo sfondo, ma sempre presenti, le parole dell'ex presidente del Consorzio Venezia Nuova Giovanni Mazzacurati, secondo cui il sindaco avrebbe ricevuto soldi in nero per la propria campagna elettorale. Ricevuti proprio dalle mani del vecchio amico. "E' un millantatore", ha tagliato corto Orsoni. Con la faccia di chi non molla. Anzi, rilancia.

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MAI SAPUTO NULLA -  "Sono molto felice di vedervi e incontrarvi dopo una settimana di riposo, credo che siate stati molto più impegnati con la Biennale - inizia il sindaco Orsoni - credo che questo provvedimento di revoca degli arresti domiciliari si commenti da solo, dopo una settimana e dopo un chiarimento che è avvenuto lunedì con i pubblici ministeri. Era un pezzo che chiedevo di poter far luce su queste vicende. Ho chiarito nel modo più inconfutabile che nessun coinvolgimento mio diretto, così come prospettato dal provvedimento notificatomi, è mai avvenuto. I filoni di accusa sono sostanzialmente di due tipi: il primo è che io avrei percepito attraverso il mio mandatario elettorale delle somme che chi mi versava aveva illecitamente procurato, cosa di cui io non ho mai sospettato. Così come per i versamenti che mi sono stati fatti sul conto del mio mandatario non ho mai pensato che fossero illeciti. Dove le imprese che facevano capo o che fanno capo al Consorzio si procurassero quei fondi - continua il sindaco - francamente non era una cosa che potevo sapere anche perché devo dirvi che ho saputo solo al termine della campagna elettorale con un resoconto del mio mandatario chi aveva contribuito. Ho incontrato casualmente durante la campagna elettorale imprenditori o sedicenti tali, gente che voleva farsi bella con me dicendo che mi avrebbe sostenuto. Senza sapere minimamente se e quando avrebbero contribuito. Io li ringraziavo per gentilezza".

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SOSTEGNO IMPORTANTE - "Mazzacurati - spiega con calma Orsoni ai giornalisti - era anche mio cliente e fu lui a propormi di sostenere attraverso canali che io ho sempre ritenuto leciti la mia campagna elettorale. Dicendo che era un compito che lui si era assunto da sempre, anche nelle precedenti campagne, con tutti i candidati perché non voleva che chi avesse vinto potesse incolparlo di non avere sostenuto la sua campagna. Sempre nel presupposto che tutto andasse nel modo più lecito possibile ho consegnato anche a lui come ad altri il numero di conto corrente. Ho sollecitato in momenti successivi anche a seguito del fatto che chi organizzava la mia campagna elettorale mi diceva che l'avversario aveva grandi disponibilità e che bisognava fare una campagna elettorale altrettanto significativa. Ricordo di aver avuto sollecitazioni da chi mi organizzava la campagna elettorale a chiedere a chi conoscevo di contribuire, cosa che ho fatto con varie persone. Cosa che ho fatto anche con l'ingegnere Mazzacurati. Probabilmente più di una volta. Non ho mai immaginato che venissero utilizzati sistemi men che leciti".

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FACCIA A FACCIA - "Dopo la campagna elettorale incontrai l'ingegnere perché insistentemente mi voleva parlare di problemi della città. Della legge speciale del Mose. Soprattutto dell'Arsenale. Argomento che ci ha visti fortemente contrapposti. Al punto che arrivai a promuovere un provvedimento legislativo affinché l'Arsenale venisse sottratto allo Stato e venisse dato alla città per poter intervenire e verificare anche direttamente quali erano i costi che erano stati messi a bilancio del Mose per intervenire sull'Arsenale. Abbiamo avuto in questo uno scontro fortissimo. Non escludo che sia stata una vendetta nei miei confronti anche per questo. Ribadisco che la mia campagna elettorale non è stata da me gestita. La mia campagna elettorale è stata gestita dai partiti che mi hanno sostenuto. In varie misure, evidentemente in relazione all'importanza e all'interesse che i partiti avevano per sostenermi. Il maggior organizzatore della campagna elettorale è stato il Partito Democratico, con i suoi esponenti e con quelli degli altri partiti ho più volte interloquito per le iniziative che mi proponevano di volta in volta. Non ho mai organizzato nessuna iniziativa. Non ho mai saputo come le iniziative elettorali venissero pagate".

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