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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Crisi Mantovani: 172 licenziamenti e tagli agli utili, l'impresa rinuncia ai lavori futuri

Costretta dal Consiglio di Stato ad accantonare il 10% circa dei ricavi. Salta probabilmente l'appalto delle infrastrutture per la manutenzione delle paratoie del Mose in Arsenale

Salgono a 172 i licenziamenti previsti alla Mantovani, colosso padovano legato ai lavori del Mose. Per tentare di arginare la crisi entrerà in campo la Regione, ma trovare una soluzione a questo punto pare impossibile. L'ultima batosta - come riporta Il Corriere del Veneto - è arrivata lunedì con una sentenza del Consiglio di Stato che, ribaltando un precedente verdetto del Tar, ha stabilito che le imprese consorziate non possono ottenere utili dai cantieri del Mose: i profitti vanno accantonati in un fondo a parte come garanzia fino alla fine dei procedimenti penali.

Tagli del 10% sui ricavi

Tradotto: alla Mantovani tocca non solo rendere il pregresso, ma anche rinunciare, almeno provvisoriamente, ad un 10% dei ricavi sui lavori futuri. Una prospettiva che porterà l'azienda, con ogni probabilità, a rinunciare a cantieri previsti nei prossimi tempi. Come ad esempio l'infrastrutturazione dell'Arsenale per la manutenzione delle paratoie. I "tagli" sono stati comunicati all'amministratore Maurizio Boschiero dal commissario del Consorzio Venezia Nuova, Giuseppe Fiengo, che ha citato una giurisprudenza della Corte dei Conti. Le cifre esatte saranno stabilite nei prossimi giorni dagli uffici tecnici, ma il manager di Mantovani ha già replicato che, a condizioni del genere, l'azienda non può lavorare.

Contenzioso con il Cvn

Resta la questione dei crediti di Mantovani nei confronti del Cvn: venerdì scorso è arrivato il secondo decreto ingiuntivo del tribunale di Venezia, con la cifra totale salita a oltre 17 milioni di euro. Il commissario, però, ha annunciato l'intenzione di opporsi ai decreti, oltre al fatto che il Consorzio in questo momento non ha disponibilità di cassa. Insomma, difficilmente Mantovani otterrà i soldi in tempi brevi. Nel frattempo il provveditorato alle Opere pubbliche ha ottenuto lo sblocco di 40 milioni dal governo, prima quota dell’ultima tranche da 221 milioni deliberata da Gentiloni. Si tratta però di fondi da utilizzare per opere nuove.

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