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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Mose, Orsoni in Procura: "Qui a Venezia non c'è alcun malaffare"

L'ex sindaco è stato sentito venerdì in due ore di interrogatorio. Il procuratore aggiunto Carlo Nordio ha però detto di avere nuovi elementi contro di lui

Interrogatorio concluso. È durata due ore la deposizione dell'ex sindaco Orsoni alla Procura di Venezia, venerdì mattina. Accompagnato dai suoi legali, ha ribadito la sua posizione di estraneità ad ogni accusa: ha detto al pm di non aver percepito finanziamenti illeciti per la campagna elettorale e di aver avuto confronti soltanto su temi politici con altri esponenti del Pd. I legali hanno chiesto ai pm un incidente probatorio per ascoltare gli accusatori di Orsoni.

Secondo Orsoni il malaffare, a Venezia, semplicemente non c'è: "Ai politici veneziani si può tutt'al più imputare una eccessiva debolezza, ma è ingiustificato accostare i fatti del Mose a quelli di mafia capitale". Ha scaricato ogni responsabilità, l'ex sindaco, dichiarando che "Venezia ha un'amministrazione corretta e trasparente, assolutamente immune dal malaffare. Tutto dipende da Roma, compresi i fatti del consorzio Venezia Nuova, che era gestito dalla capitale". Infine, ha detto, "L'immagine della città va difesa" dalla diffamazione in atto a opera della stampa.

Il procuratore aggiunto Carlo Nordio ha però annunciato di essere in possesso di nuove fonti di prova nei confronti di Orsoni, ritenendo doveroso mettergliele a disposizione. L'ha annunciato al termine dell'interrogatorio, in vista della chiusura delle indagini.

Orsoni è indagato per finanziamento illecito ai partiti. La mattina di venerdì è arrivato in Procura, assieme ai suoi difensori, per sostenere un altro - probabilmente l'ultimo - interrogatorio. È stato ascoltato sui presunti introiti da lui illecitamente percepiti per la campagna elettorale del 2010. Era finito agli arresti domiciliari il 4 giugno scorso, dopo essere stato chiamato in causa dall'ex presidente del consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati. Secondo quanto riportato da Mazzacurati, il consorzio avrebbe versato a Orsoni un contributo in nero di 450mila euro che sarebbe stato utilizzato per sostenere la sua corsa a sindaco della città.

L'ex sindaco ha invece negato ogni accusa. Secondo la sua versione dei fatti, si sarebbe rivolto a Mazzacurati su pressione dei vertici del Pd, chiedendogli di contribuire alla campagna elettorale in modo lecito. Finito agli arresti domiciliari allo scoppio dello scandalo Mose, a giugno Orsoni era stato rimesso in libertà, concordando il patteggiamento di una pena di 4 mesi. L'istanza era poi stata respinta dal gip, che aveva ritenuto la pena non congrua.

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