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Cronaca

"Funziona? Facile con mare piatto" Ancora ondate di critiche sul Mose

I contrari e gli scettici non si accontentano delle prove in pompa magna di sabato e insistono: "Sono stati usati modelli non predittivi della realtà"

La presentazione e le prove tecniche in pompa magna, alla luce dei flash delle macchine fotografiche e delle spie rosse delle telecamere, non sono bastate: per gli scettici il Mose resta un progetto in grado ancora oggi di sollevare più dubbi che certezze. Comitati contrari, associazioni ambientaliste e politici poco convinti non interrompono la loro battaglia contro la grande opera della laguna e, anzi, a pochi giorni dall'evento mediatico di sabato hanno colto la palla al balzo e hanno sollevato di nuovo la testa, forti di diversi pareri tecnici secondo i quali, a riprese finite, le prove tecniche delle paratoie avrebbero dimostrato poco o niente.

IL MOSE IN FUNZIONE: IL VIDEO DELLE PROVE

I NO MOSE IN PRIMA LINEA: PROTESTE

SITUAZIONI DIFFERENTI – Facile, sostengono i comitati del “no” sulle pagine della Nuova Venezia, che la diga mobile funzioni correttamente quando il mare è piatto come una tavola o lo scirocco è l'unico vento a battere le bocche di porto. La vera prova del nove, insistono i “malfidenti”, si avrà solo nel momento di crisi, tra onde alte e bora sferzante: solo allora si potrà vedere se davvero i modelli sviluppati dai tecnici del Consorzio basandosi su vasche e modellini in scala resistono alla prova della realtà. Questa è da anni l'argomentazione di un ingegnere che nel 2008 propose un progetto alternativo a quello di Venezia Nuova, motivo per cui all'epoca venne anche citato per diffamazione dallo stesso Cvn. La grande società ha perso però la causa e gli scettici della prima ora hanno trovato un nuovo cavallo da battaglia.

Le proteste prima della prova generale del Mose

LA PROVA DEI FATTI – Ma il grido dell'ingegnere “dissidente” non è il solo ad alzarsi contro le soluzioni adottate per la realizzazione di paratoie e affini. In molti, negli anni, hanno sollevato obiezioni sui metodi di progettazione del Consorzio, troppo spesso giudicati non predittivi. Quello che si vede in un modello, in una vasca controllata, sostengono i critici, non può essere indicativo di quanto accade in scala 1:1, quando nell'equazione si inseriscono volumi maggiori, resistenze più ostinate e, soprattutto, la dirompente imprevedibilità del mare. In ballo c'è sempre il fenomeno della “risonanza subarmonica” (per semplificare: l'eccesso di energia accumulato nelle dighe a causa delle diverse sollecitazioni a cui sarebbero sottoposte), che rischierebbe di danneggiare tanto le paratie quanto l'ecosistema lagunare con maree instabili. Il Consorzio, sostengono ora anche Gianluigi Placella, Beppe Caccia, Sebastiano Bonzio e Renzo Scarpa, non ha mai risposto a certe domande: è ora che cominci a farlo, e in tempi e modi che permettano a tutti i veneziani di ascoltare bene.

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