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Cronaca Marghera / Via Malamocco

Mose: posato l'ultimo cassone al Lido, per le paratoie gara pubblica

Tempi più lunghi per l'aggiudicazione dei prossimi lavori, ma dal Cvn assicurano che l'opera sarà pronta nel 2016. Oggi è ok all'85%

Una fase importante della costruzione del Mose è stata ultimata mercoledì mattina, quando l'ultimo cassone di spalla della barriera alla bocca di porto del Lido è stato installato. Si tratta della trentacinquesima struttura in cemento armato su cui poi troveranno alloggio, tramite le famose "cerniere", le barriere mobili che materialmente dovranno difendere Venezia dall'acqua alta. Con il posizionamento di mercoledì mattina l'opera è quindi arrivata all'85% della sua realizzazione.

Le misure di questo cassone sono imponenti: è alto 26,5 metri, per una superficie di 60,2 metri per 20 metri (quasi come tre campi da basket). Il suo peso è di poco più di 16mila tonnellate. Il sollevamento e lo spostamento hanno richiesto l’allestimento di un sistema speciale di rotaie e di carrelli oleodinamici di acciaio (messo a punto dalla TTS Handling Systems, Norvegia), che consente di muovere ogni cassone come se fosse un vagone ferroviario. Per ciascun cassone sono necessari fino a 84 carrelli, ognuno dei quali può sollevare 330 tonnellate. L’operazione di affondamento nel canale della bocca di porto sarà eseguita in fase lunare di “quadratura”; ovvero di minima escursione di marea (“morto d’acqua”) e di condizioni meteo ottimali. L’affondamento, infatti, avviene nel periodo di inversione della marea, quando la corrente è quasi nulla. Il cassone cala alla velocità di 40 centimetri al minuto e raggiunge il fondo marino dopo una discesa di circa un’ora. Il movimento viene controllato con tolleranze inferiori al centimetro. A quel punto, a circa 28 metri di profondità, gli operatori affiancano e giuntano la struttura agli altri cassoni.

Posizionato l'ultimo cassone del Mose

Naturalmente in un giorno così importante era presente anche il presidente del Consorzio Venezia Nuova Mauro Fabris ha spiegato come il Cvn abbia proposto al Ministero, "con volontà di trasparenze e discontinuità", di far anticipare alla fase di avviamento, che sarà gestita dal Consorzio, "alcune attività utili per la gara della successiva gestione del sistema, affiancando le imprese selezionate". "Potremmo farlo", è stata la risposta da parte del provveditore alle opere pubbliche, Roberto Daniele. "Sulla gestione - ha aggiunto Fabris - dovrà decidere lo Stato, che, secondo noi, dovrà però trovare il modo di non disperdere il patrimonio di competenze maturate in questi anni".

I lavori, intanto, procedono secondo il cronoprogramma. Ma c'è il "problema" riguardante la gara pubblica per la realizzazione delle paratoie. "Siamo felici .- ha detto al riguardo il direttore del Cvn, Hermes Redi - perché abbiamo vinto la nostra scommessa al centimetro e al secondo. Procedendo così Venezia sarà protetta dalle acque alte a partire da novembre 2017". Restano, in ogni caso questioni aperte, come i ricorsi che stanno rallentando i contratti per l'assegnazione delle gare per la realizzazione delle 78 paratoie. "Purtroppo - ha detto al riguardo Fabris - è il prezzo di una gara giustamente invocata e richiesta: la concessione unica, prevista 30 anni fa, oggi non vige più. Ma siamo in ogni caso speranzosi di averle nei tempi previsti per rispettare la consegna dell'opera a fine 2016".

Altro tema delicato, i finanziamenti. "La legge di stabilità - ha ricordato Fabris - ci ha assegnato i 401 milioni con cui saremo in grado di attivare il sistema: serve solo la presa d'atto da parte del Cipe. All'appello mancano i 226 milioni per attività compensative chieste dall'Europa e dai Comuni, ma penso sia chiaro al Governo per che tipo di esigenze servono questi fondi". Fabris ha sottolineato che "le opere del Mose sono proseguite, riuscendo ad anticipare di due-tre anni i tempi rispetto all'arrivo dei soldi statali, grazie alle linee di finanziamento, con la Bei e con istituti privati, attivate dal Consorzio". E Redi, sul tema, ha chiuso: "Ma non possiamo prevedere ulteriori esposizioni, non riuscendo ad andare oltre gli 800 milioni di indebitamento".

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