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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Mose, chiesto il sequestro di 22 milioni a Mazzacurati. Ma lui non possiede quasi nulla

Indagini della Finanza. Decreto di sequestro conservativo della sezione giurisdizionale regionale della Corte dei Conti. Nel mirino la buonuscita e le pensioni dell'ingegnere

Un provvedimento di sequestro conservativo da 21 milioni e 750mila euro. È la cifra che la guardia di finanza ha calcolato come danno erariale causato dai reati di corruzione legati alla vicenda del Mose da parte dell'ingegner Giovanni Mazzacurati, ex presidente del Consorzio Venezia Nuova. "Grazie alla guardia di finanza - ha spiegato in conferenza stampa Paolo Evangelista, procuratore regionale presso la Corte dei Conti del Veneto - abbiamo trovato degli elementi indiziari su come questi importi siano stati recuperati nella fase dell'esecuzione dei lavori, e quindi con dispendio superiore di risorse pubbliche. Operazioni di sovrafatturazione su cui lo Stato ha pagato importi gonfiati".

In tutto le indagini hanno consentito di segnalare 8 persone responsabili di danni erariali per 37,6 milioni di euro, di cui 4 già condannati in primo grado dalla magistratura contabile. Di questi, 21,7 milioni corrispondono all’ammontare delle tangenti incassate dai pubblici ufficiali condannati ed elargite da Mazzacurati e dal Cvn. Il presidente della sezione giurisdizionale per il Veneto della Corte dei Conti, accogliendo integralmente la proposta della Procura regionale, ha quindi emesso un decreto di sequestro conservativo per un valore complessivo di oltre 22 milioni di euro nei confronti di Mazzacurati e dell'ex dirigente regionale Giovanni Artico (la "parte" di quest'ultimo è di 450 mila euro, anche se è stato assolto nel procedimento penale). La somma di 21 milioni e 750mila euro equivale all'ammontare del prezzo del reato, ossia le presunte tangenti incassate da Matteoli, Spaziante, Chisso, Galan e altri ancora nell'ambito del procedimento penale (si tratta in ogni caso di dichiarazioni accusatorie su cui ci sarà una sentenza di un giudice al termine del dibattimento). Se il contradditorio, previsto per il 22 novembre prossimo, darà ragione alla Procura contabile, si passerà allora al pignoramento. Anche se poi ci sarà la possibilità di agire in appello per i difensori di Mazzacurati (e in quel caso la sentenza sarà ufficializzata a Roma).

Gli importi delle tangenti secondo la Corte dei conti, sarebbero da suddividere in questo modo: Patrizio Cuccioletta, ex Magistrato alle Acque (€ 2.100.000,00, patteggiamento); Maria Giovanna Piva, ex Magistrato alle Acque (€ 3.200.000,00, ma il processo per lei è ancora in corso); Marco Milanese, Consigliere politico del Ministro pro-tempore dell'Economia e Finanze (€ 500.000, sentenza di condanna del tribunale di Milano); Emilio Spaziante, generale della guardia di finanza (€ 500.000, patteggiamento); Giancarlo Galan, presidente della Regione (€ 8.800.000, patteggiamento); Renato Chisso, ex assessore regionale del Veneto (€ 2.800.000, patteggiamento); Vittorio Giuseppone, ex consigliere della sezione di controllo della Corte dei conti per il Veneto (€ 2.700.000,00, reato prescritto); Altero Matteoli, ministro dell'Ambiente e delle tutela del territorio (€550.000, il dibattimento del processo è in corso).

Solo una piccola parte di questi soldi è stata effettivamente recuperata, meno di 1,5 milioni. Non c'è traccia dei 5 milioni che Mazzacurati aveva ottenuto come buonuscita dal Cvn, quindi è stato sequestrato solo 1 milione e 154mila euro che l'ingegnere aveva ottenuto con decreto ingiuntivo. Poi quote societarie, il 70% di una società (la "Ing. Mazzacurati Giovanni sas") che a sua volta detiene quote di Thetis: valore circa 200mila euro. Infine il contenuto di alcune cassette di sicurezza in un istituto bancario di Roma, ancora da quantificare. Il "grande accusatore" non è intestatario di case o immobili. Restano le due pensioni che percepisce, che superano i 110mila euro. I soldi saranno prelevati da lì, in una percentuale di un quinto sul totale.

La Procura regionale della Corte dei Conti ha da tempo avviato le istruttorie per l’accertamento delle responsabilità per danno erariale. Una vicenda che ha visto il patteggiamento di 33 imputati e 2 condanne, mentre si è in attesa della sentenza di primo grado nei confronti degli altri 8 soggetti coinvolti. Le indagini, condotte dal Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Venezia, sono frutto del coordinamento tra la Procura regionale della Corte dei Conti e la Procura della Repubblica di Venezia. Presenti alla conferenza stampa, tra gli altri, il viceprocuratore presso la Procura regionale per il Veneto della Corte dei Conti, Alberto Mingarelli, il comandante provinciale della guardia di finanza, Alberto Reda, e il comandante del Nucleo di polizia tributaria di Venezia, Gianluca Campana. Ha commentato Evangelista: "Possiamo perseguire persone che hanno contribuito a uno sviamento delle risorse: lanciamo un monito, nel senso che anche per il futuro, laddove ci sia una condotta dolosa, anche le persone fisiche possono rispondere personalmente con il proprio patrimonio".

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