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Cronaca San Donà di Piave

Muore dopo la colonscopia, indagini all'ospedale di San Donà

Lamentava dolori interni e quindi dal nosocomio di Jesolo è stato trasferito per l'intervento esplorativo. Ma appena 48 ore dopo è deceduto

Trasferito dall'ospedale di Jesolo a quello di San Donà per una colonscopia, muore a due giorni dall'invasivo esame esplorativo. La tragedia si è consumata al nosocomio di terraferma, davanti agli occhi impotenti dei famigliari, che ora vogliono vederci chiaro e, aiutati da un avvocato, attendono gli esiti dell'autopsia di giovedì per capire le reali cause del decesso. Il sospetto, come scrive la Nuova Venezia, è quello di una grave lacerazione agli organi interni.

ESAME DIFFICILE – Il paziente presentava da giorni diversi disturbi che sembravano interessare gli organi interni e, spaventato, era stato quindi ricoverato nel nosocomio di via Levantina, a Jesolo. Quando, nonostante le cure dei medici, il malessere è aumentato fino a divenire insopportabile i responsabili dell'ospedale del litorale avrebbero deciso di procedere con una colonscopia per scoprire tutto il possibile sulle origini di questi dolori. Questo tipo di esame però non si esegue più a Jesolo e quindi si è rivelato necessario il trasferimento in autolettiga fino a San Donà. Lì l'uomo ha potuto sottoporsi all'intervento invasivo ma, a distanza di un paio di giorni (ma poi l'Ulss10 ha spiegato che invece sarebbero stati circa otto mesi) è deceduto. Giovedì, nel primo pomeriggio, il medico legale effettuerà l'esame autoptico per capire le reali cause della tragedia. A quel punto, forse, si potrà finalmente capire cos'è successo.

In una nota l'Ulss10 ha poi spiegato che la colonscopia era stata eseguita sul paziente non due giorni prima, ma otto mesi prima. "Il paziente, nel dettaglio, è stato sottoposto a una colonscopia lo scorso aprile, 8 mesi fa - spiega l'azienda sanitaria - Subito dopo l’accaduto è stato trasferito nella chirurgia di San Donà e operato nel giro di poche ore dal chirurgo reperibile in quel momento, il quale ha correttamente esteriorizzato il tratto di colon perforato. Nella fase post-peratoria, a causa di una importante broncopneumopatia cronica ostruttiva di cui il paziente era affetto, e quindi durante i frequenti e violenti accessi di tosse, si è verificata una deiscenza acuta della laparotomia subito affrontata con una correzione chirurgica, lasciando guarire la ferita a poco a poco mediante l’applicazione di un sofisticato sistema aspirativo efficace, di ultima concezione. Con i tempi necessari a questo tipo di iter, e l'assistenza medico-infermieristica avuta puntualmente nel reparto di cure intensive, il paziente è giunto a completa risoluzione del problema addominale tanto che due mesi fa era in procinto di essere dimesso dalla rianimazione e trasferito nel reparto di degenza ordinaria. Purtroppo si è poi instaurata una sovrainfezione sostenuta da uno dei germi più aggressivi e resistenti, che ha causato un’insufficienza multiorgano irreversibile in un paziente già ad alto rischio per precedenti problemi cardiologici e polmonari. Al paziente è stata fornita tutta l'assistenza possibile e sono state utilizzate tutte le migliori risorse umane, tecniche, tecnologiche e farmacologiche, per cercare di guarirlo. La direzione generale dell’Ulss10 seguirà la questione sino in fondo allo scopo di stabilire eventuali responsabilità per quanto accaduto".

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