rotate-mobile
Cronaca

Mazzette in cambio di esami patente facili: condanna a 26 mesi di carcere

Il pm Bressan ha convertito il processo contro Nicastro da "concussione" a "corruzione", coinvolgendo alla pari Cavasin, titolare dell'autoscuola, sciolta l'accusa di pedopornografia

Una condanna a 2 anni e 2 mesi di reclusione. Sarebbe questo il contenuto della sentenza emessa ieri dal gup Daniela Defazio nei confronti di Roberto Nicastro, funzionario della Motorizzazione civile di Venezia, accusato di aver intascato da Umberto Cavasin, titolare di alcune autoscuole veneziane, in più occasioni, tra il 2007 e il 2008, mazzette di valore compreso tra i 500 e i 1000 euro, facendogli in cambio conoscere in anticipo i nomi degli esaminatori e dirottandogli quelli ritenuti più buoni.

L’indagine era nata dall’esposto di un collega di Nicastro, che aveva riferito voci, sentite da Cavasin, su presunte irregolarità del funzionario e di un esaminatore, E.D., uscito pulito dall’indagine. Il titolare dell’autoscuola aveva allora riferito alle fiamme gialle, coodinate dal pm Federico Bressan, di essere stato vittima del ricatto di Nicastro. La difesa di quest'ultimo aveva poi ribaltato l'accusa, affermando che le affermazioni di Cavasin erano una ritorsione per delle correzioni di gestione apportate dal loro assistito.

A differenza del pm Bressan, che aveva avviato il processo a Nicastro per "concussione" (ritenendo dunque che avesse abusato del suo ruolo pubblico), il giudice ha convertito il reato in "corruzione", coinvolgendo, dunque, alla pari il titolare dell’autoscuola.

I difensori di Nicastro, Rodolfo Bettiol e Tommaso Politi, che annunciano ora il ricorso all'appello, sono, tuttavia, riusciti a far scagionare totalmente il loro cliente dall'infamante accusa di detenzione di immagini pedopornografiche, trovate, nel corso delle indagini, nel computer presente nell'ufficio dell'indagato, sequestrato dalle forze dell'ordine. I legali hanno infatti dimostrato che quelle foto risalivano al 2006, quando quel pc non era ancora a sua disposizione. Per questo la pena finale è stata inferiore rispetto ai 4 anni e mezzo chiesti dal pm nella sua requisitoria.

La scorsa estate Cavasin era finito nei guai con la giustizia, in un’indagine per truffa. Nella sua autoscuola, infatti, prendevano la patente molti ragazzi stranieri, mandando all'esame scritto sempre uno stesso ragazzo 22enne e pagando fino a 300 euro per ogni prova. Ad accorgersene era stata un’esaminatrice, colpita da quel volto sempre uguale. Il ragazzo e Cavasin erano stati allora denunciati, e l'autoscuola aveva subito una sospensione amministrativa.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Mazzette in cambio di esami patente facili: condanna a 26 mesi di carcere

VeneziaToday è in caricamento