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Martedì, 19 Marzo 2024
Cronaca San Marco / Piazza San Marco

Il messaggio pasquale del patriarca Moraglia: "Il Santo Padre ha detto, la guerra è una follia"

Le donne al sepolcro: "Voglio ricordare, in un'epoca in cui sono destinatarie di violenza, come abbiano accompagnato Gesù anche quando gli amici più intimi - discepoli e apostoli - lo abbandonarono"

Un messaggio di speranza, un duro monito contro la guerra, e un pensiero rivolto al ruolo della donna. Passi del Vangelo e affermazioni del Santo Padre sono state oggetto dell'omelia, pronunciata in occasione della celebrazione della messa di Pasqua, dal patriarca, Francesco Moraglia, nella basilica di San Marco a Venezia.

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Cambiare il mondo

"Carissimi fedeli, Cristo, mia speranza, è risorto - dice Moraglia -. Questo è l’annuncio che la Chiesa fa il giorno di Pasqua, è la buona notizia che può cambiare il nostro mondo che è sempre più vecchio, non solo anagraficamente. Un mondo segnato da crescenti conflittualità e che - come ha detto il Santo Padre – rischia, senza accorgersene, di trovarsi dentro una guerra che si combatte a pezzi. Francesco, nella celebrazione a Redipuglia, ricordando i morti della prima guerra mondiale, ha detto: <>. 

E noi, proprio oggi, giorno di Pasqua, vogliamo chiederci: dove inizia questa guerra che, continuamente, ritorna a divorare l’umanità? Fintanto che ci limiteremo a puntare il dito contro gli altri o a incolpare le istituzioni - dimenticando che sono gli uomini a costituirle – non potremo che limitarci a constatare la nostra impotenza nei confronti del male. Dio in Gesù, suo figlio, ci indica la via maestra che conduce alla pace. Invece, spesso, gli accordi di pace fra gli uomini sono premessa di una nuova conflittualità ancora più sanguinosa della precedente; la seconda guerra mondiale - non dimentichiamolo - fu anche l’esito di una pace costruita sulle logiche dell’uomo vecchio, ossia la rivalsa, l’umiliazione dell’avversario e la vendetta".

'Misericordia e perdono' 

"Se questo Vangelo non entra nel cuore degli uomini col suo messaggio di novità che è il perdono - spiega il patriarca -, l’accoglienza degli altri, allora gli uomini rimarranno sempre prigionieri del loro io e saranno impegnati soltanto a rivendicare le proprie pretese, pensando che l’ascolto e l’accoglienza dell’altro ostacoli l’affermazione di sé e che il perdono sia solo debolezza. A Pasqua, invece, si frantuma, con la pietra del sepolcro, tale logica e si è chiamati a prender commiato da questo modo vecchio di stare nella storia. Il Risorto, infatti, annuncia un mondo che si costruisce sul perdono, l’ascolto dell’altro e le opere di misericordia spirituali e materiali".

Le donne
 

"Il Vangelo di Marco, appena proclamato, ci riporta ai primi concitati momenti in cui le donne, giunte al sepolcro, lo trovano vuoto e con la pietra rimossa - ricorda Moraglia -. La comune e antica tradizione narra come la scoperta della tomba vuota fu opera delle donne, qui nominate una a una: Maria di Magdala, Maria di Giacomo e Salome. Erano andate alla tomba dopo aver comprato gli oli aromatici e, quindi, per imbalsamare il cadavere di Gesù. Si trovano, invece, innanzi ad una realtà che le sorprende, le spaventa e le porta a fuggire precipitosamente. «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. 

In un tempo, come il nostro, in cui le donne sono oggetto di brutale e sistematica violenza, desidero sottolineare il modo con cui esse hanno saputo accompagnare e stare vicine a Gesù, più e meglio degli uomini, soprattutto nel momento in cui anche gli amici più intimi - discepoli e apostoli - lo abbandonarono - afferma il patriarca di Venezia -. Gli apostoli scelsero la strada facile della debolezza: la fuga. Le donne no, rimasero fedeli fino alla fine e così le troviamo ai piedi della croce con la Vergine Madre. Loro, le donne, non gli uomini, furono coraggiose nel rimanergli al fianco, non lo lasciarono lungo il cammino arduo della passione e, numerose, lo seguirono fino alla croce. Non stupisce, allora, che Gesù le volle prime testimoni della Pasqua, “apostole” degli apostoli. La vicenda più intima di Cristo, la sua morte e risurrezione, mette in evidenza, senza forzatura, la grandezza della donna conclude Moraglia -. La nostra società, la nostra cultura e anche la Chiesa devono lasciarsi plasmare dal genio femminile per scoprirsi più ricche di vera umanità e del senso di Dio".
 

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