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Cronaca Castello

"Aiuto, ho ucciso mio marito!", ma le vere killer erano le pantofole

Un'ubriaca di Castello ha chiamato il 113 convinta d'aver ammazzato il coniuge al culmine di una lite. Era solo inciampato con le pattine

"Pronto, aiutatemi! Ho ucciso mio marito!". L'esordio della conversazione telefonica tra una donna residente a Castello e la centrale operativa della questura deve aver fatto saltare sulla sedia l'operatore che ha risposto. La signora era convinta che dopo aver assestato una pesante spinta o una manata al coniuge l'avrebbe fatto cadere. Una caduta fatale, visto che l'uomo non si muoveva più da terra.

L'emergenza, inevitabile che sia così, ha quindi toccato i massimi livelli. Le volanti lagunari nei giorni scorsi hanno raggiunto nella notte l'abitazione della donna, avvertendo contemporaneamente anche i sanitari del 118. In quell'appartamento del centro storico avrebbe potuto trovarsi un ferito grave. Dunque le forze dell'ordine accorrono per i soccorsi, ma una volta aperta la porta si trovavano davanti agli occhi una donna completamente ubriaca. L'alcol le aveva ottenebrato la mente a punti tali da essere convinta di aver ucciso il marito al culmine di una lite. Il "killer" nel caso però non sarebbe stato da ricercare nel suo comportamento, bensì nelle pantofole che l'uomo stava indossando. Un paio di pattine in stoffa che hanno giocato un brutto scherzo al marito, il quale, raggiunto dallo spintone della consorte, è inciampato ed è caduto a terra.

Magari la richiedente ha gridato al miracolo nel momento in cui il "morto" ha aperto gli occhi e tranquillamente si è rialzato. Anche lui pare non si trovasse in condizioni psico-fisiche ottimali. Ai poliziotti e ai medici non è rimasto altro che chiedere se avesse bisogno di cure dopo la caduta, ma quest'ultimo ha spiegato che non era accaduto nulla. Che stava bene. Di conseguenza l'appartamento si è di nuovo svuotato, lasciando i due coniugi in solitudine.

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