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Cronaca Cavarzere / Via Regina Margherita

Omicidio a Cavarzere, donna di 37 anni uccisa a botte dal marito

La tragedia all'alba in un'abitazione di via Regina Margherita: è morta Maila Beccarello. Indagano i carabinieri

Un nuovo femminicidio si è consumato all'alba di mercoledì a Cavarzere, in via Regina Margherita. Una donna di 37 anni, Maila Beccarello, è stata uccisa dal marito, Natalino Boscolo Zemello, di due anni più giovane. Le indagini sono in corso, ma pare che la vittima sia stata massacrata di botte. E' stato l'uomo stesso a chiamare il 118, verso le 5.45 di mattina, ma quando i soccorsi sono arrivati sul posto era già troppo tardi. I sanitari hanno tentato di rianimare la donna, inutilmente, quindi ne hanno dichiarato il decesso.

Omicidio di Cavarzere

Omicidio

L'uomo era detenuto in regime di arresti domiciliari per reati di estorsione e violenza privata commessi anni fa. Non risultano ufficialmente problemi di coppia: nessuna denuncia di maltrattamenti in passato, né segnalazioni di litigi da parte dei vicini. In questo senso, comunque, le ipotesi restano aperte. Il 35enne è stato condotto in caserma dai carabinieri e sarà arrestato per omicidio. Al telefono con il 118 avrebbe parlato di una lite, ma saranno gli accertamenti dei militari dell'Arma a fare piena luce sull'accaduto.

Tragedia

Maila era cresciuta a Santa Maria di Sala, dove aveva frequentato le scuole medie, ed era conosciuta nell'area del Miranese. Col passare degli anni si era trasferita fuori paese. Dai suoi contenuti online emerge una grande passione per gli animali, in particolare per i cani. Non era insensibile al tema dei maltrattamenti: tempo fa aveva corredato una foto con la dicitura "No alla violenza sulle donne".

"Una strage"

L'ultimo capitolo di una "strage delle donne", come la definisce Orietta Vanin, portavoce M5S al Senato. "Fino a quando la violenza domestica e di genere verrà considerata un problema delle donne, a nulla serviranno gli appelli - commenta - Troppo spesso le donne tornano nella casa che le vede vittime perché non hanno alternative, perché chi le deve accompagnare alla denuncia non dà loro supporto, o nei servizi comunali non ricevono adeguata e necessaria assistenza specialistica. Quando sentiamo le urla e la disperazione di chi sta subendo violenza, ognuno di noi deve fare la propria parte. Servono servizi, risorse e rispetto".

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