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Cronaca

Processo Busetto, svolta in Cassazione: ergastolo annullato, processo da rifare

La Suprema Corte ha disposto una nuova sentenza della Corte d'assise d'appello. La donna venne condannata per l'omicidio di Lida Taffi Pamio, per cui confessò anche "Milly" Lazzarini

Processo Busetto, si torna "quasi" al punto di partenza. La Corte di Cassazione, dopo una camera di consiglio di diverse ore, ha deciso che la condanna all'ergastolo comminata in appello all'ex operatrice sociosanitaria del Fatebenefratelli per l'omicidio di Lida Taffi Pamio a Mestre è da rivedere. Per questo motivo ha disposto il rinvio a un'altra sezione della Corte d'assise d'appello per un nuovo pronunciamento (la sua composizione sarà completamente diversa da quella precedente): "Stiamo attendendo di capire i motivi della decisione della Suprema Corte - dichiara l'avvocato Alessandro Doglioni, che ha presentato ricorso avverso la sentenza all'Ergastolo assieme al legale Stefano Busetto - stamattina (venerdì, ndr) andremo al carcere di Verona dove spiegheremo tutto a Monica Busetto, che attendeva con speranza". Una delle possibili motivazioni, che saranno rese note tra almeno un paio di mesi, è che possa essere finita nel mirino degli Ermellini la contestazione dei futili motivi: "Una motivazione effettiva del delitto non è mai stata contestata", rimarca sul punto Doglioni.

Resta valida la condanna in primo grado

Busetto si è sempre dichiarata innocente: il delitto nel dicembre 2012, quando Lida Taffi Pamio, 87enne, venne uccisa a coltellate nel suo appartamento di via Vespucci a Mestre. L'assassino infierì su di lei più volte, coprendole il volto con il maglione che indossava la vittima mentre giaceva a terra e stringendole attorno al collo il cavo del decoder. Monica Busetto era la dirimpettaia e venne arrestata dopo alcuni mesi d'indagini: in primo grado venne condannata a 24 anni e 7 mesi (sentenza che resta valida), dopodiché il colpo di scena: dell'omicidio si prese la colpa, confessando, Susanna "Milly" Lazzarini, incastrata da alcune tracce lasciate nell'appartamento. Finì in manette per l'omicidio di Francesca Vianello, in corso del Popolo. Era sempre periodo natalizio di qualche anno dopo e le similitudini tra i due delitti misero alle strette "Milly" che alla fine confessò.

La confessione di "Milly"

Durante 4 interrogatori disse che nell'appartamento del delitto si trovava completamente sola, poi tirò in ballo Monica Busetto, nel frattempo già condannata in primo grado soprattutto per la presenza di una minima traccia di dna della vittima trovata in un suo portagioie durante una perquisizione. Poi seguì la condanna in appello, i giudici togati e popolari ritennero veritiere le parole di "Milly" e continuarono a concentrare l'attenzione sul dna trovato sulla collanina, elemento fortemente contestato dai difensori. Ora il ricorso in Cassazione e la sentenza con cui si dispone che si torni quasi alla casella di partenza. 

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