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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Lido / Via Antonio Loredan

Strangolata, denudata e portata in valigia da Milano al Lido: 2 fermati

Svolta nel caso della 31enne iraniana trovata morta in un canale dell'isola veneziana senza vestiti: fermati due suoi coinquilini indiani

Da Milano in treno con nel trolley il cadavere. Prima fino a Lecco. Poi fino al Lido di Venezia. Solo allora se ne sono liberati. Un viaggio macabro, figlio della necessità di liberarsi del corpo di quella giovane donna che aveva riposto i propri sogni nel cinema. Lei che veniva da una terra, l'Iran, che ha "donato" alla settima arte fior di registi. Stavolta, però, nessun lieto fine. Per lei e per i suoi presunti assassini. I coinquilini indiani con cui Mahtab Ahad Savoji, 31 anni, originaria di Teheran, condivideva da due mesi a questa parte un appartamento con tre camera in via Pericle a Milano. Sono stati sottoposti a fermo nella notte tra sabato e domenica, inchiodati dagli indizi (alcuni schiaccianti) raccolti dagli uomini della squadra mobile di Venezia e del capoluogo lombardo.

Il corpo della ragazza venne rinvenuto una settimana fa in un canale del Lido. Nudo. Solo una collana al collo. L'autopsia darà certezza che non solo il cadavere era in acqua da circa quattro ore, ma che non c'è stata alcuna morte per annegamento. Omicidio. E' l'ipotesi che subito si formula. Perché la vittima aveva anche dei segni di compressione all'altezza del bacino e del collo. Inoltre, vicino alla nuca, sono stati individuati dei segni di strangolamento. Segni anomali, che denotano comunque una morte per asfissia.

Fino a quel momento si era di fronte a un cadavere di una studentessa iraniana che nulla ha a che vedere con Venezia, lei che studiava all'accademia di Brera. I primi sospetti iniziano ad arrivare quando martedì mattina alla questura di Milano si presentano i due coinquilini. Un 29enne portiere d'albergo e una 30enne cameriera di un hotel differente. Denunciano la scomparsa della coinquilina. Spiegando che il giorno precedente avevano fatto colazione insieme. Poi la coppia di fidanzati, verso le 10.30, se n'era andata per un giro in centro. A quell'ora la ragazza era viva. Raccontarono. Ma c'era già qualcosa, secondo gli inquirenti, che non quadrava. Per il medico legale la ragazza sarebbe morta verso le 14. Come avrebbe potuto raggiungere Venezia in una finestra temporale così ristretta? Tanto più che la donna avrebbe anche mangiato prima di essere uccisa. La digestione non era ancora iniziata.

Sospetti su sospetti. Entrambi i coinquilini il lunedì avevano avuto infatti la giornata libera. Ma i loro cellulari vengono spenti dalle 10.30 di quella mattina. Quello dell'uomo riaggancia la cella vicino a via Pericle l'indomani, quello della fidanzata mercoledì mattina. Ma a un certo punto al 29enne arriva un messaggino. I tabulati dicono che si trovava a Lecco, nei pressi della stazione ferroviaria. Quindi non era vero che aveva passato tutto il pomeriggio in centro a Milano.

Tanto più che i due vengono immortalati dalle telecamere dell'imbarcadero del Lido. La prova "regina". Sono le 20.15 di lunedì. La coppia esce dall'imbarcadero di Santa Maria Elisabetta sotto una pioggia scrosciante. Il 29enne indiano trascina a fatica il trolley, all'interno con ogni probabilità il cadavere. Alle 21.30, dunque, tornano al capolinea. Controllano gli orari. Vogliono tornare in terraferma. E quel trolley appare molto più leggero. In poco più di un'ora ci sarebbe quindi stato l'occultamento di cadavere (reato di cui la coppia deve rispondere al pari di quello più grave di omicidio).

I DUE IMMORTALATI AL LIDO DALLE TELECAMERE

A piazzale Roma arriveranno verso le 23. Lì contattano un tassista, che riconoscerà davanti agli agenti della squadra mobile la coppia di indiani "milanesi". Chiedono un passaggio dal terminal automobilistico veneziano fino alla zona di piazzale Loreto nel capoluogo lombardo. Hanno fretta. Alle sette la ragazza deve iniziare il turno di mattina nell'albergo di cui è dipendente. Così, per 500 euro, parte il viaggio di ritorno.

Intanto l'assenza di Mahtab Ahad Savoji inizia a far rumore: alle 12 di lunedì aveva un appuntamento con un'amica sua connazionale. Doveva concordare il proprio trasloco in un altro appartamento. Tant'è vero che in quello di via Pericle dove gli uomini della squadra mobile entreranno dopo qualche giorno c'erano già le valige pronte. All'incontro naturalmente la vittima non si presenta e l'amica le invia un sms alle 12.30. Senza risposta. Forse era già morta. Sono invece i due fermati a presentarsi in questura sabato pomeriggio, assieme a un avvocato: cambiano la loro versione dei fatti. Sì, è vero. Mahtab Ahad Savoji è morta. Ma loro non c'entrano. La sera precedente alla disgrazia avevano cenato tutti insieme, poi la mattina la ragazza, secondo loro, sarebbe stata trovata morta nel letto. Presi dal panico i due l'avrebbero messa nel trolley e trasportata prima a Lecco in treno. Volevano gettarla nel lago. Ma c'era troppa gente. Poi, dopo essere tornati a Milano, la decisione di raggiungere il Lido. Dove la coppia era stata in vacanza l'estate scorsa. Lì, poi, si sono liberati del corpo.

Ora ci sarà il processo a Milano. Tutti da scoprire i moventi del delitto. Fatto sta che secondo gli investigatori di recente ci sarebbero state delle avance da parte del 29enne indiano nei confronti della vittima. Avance respinte al mittente. Su questo sfondo quindi potrebbe stagliarsi anche la spiegazione di un delitto che ora vivrà un nuovo capitolo. Tutto da scrivere in un'aula di Tribunale.

I DUE IMMORTALATI AL LIDO DALLE TELECAMERE

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