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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Marghera / Piazza del Mercato

Omicidio di piazza Mercato, le pallottole partite per una donna

Arrestato il presunto assassino (il fratello minore è ricercato) che il 10 marzo scorso uccise un 32enne macedone. Il bersaglio del raid fu ferito

Il cerchio si è chiuso. "E se ancora un malvivente è in libertà lo sarà ancora per poco". Ne sono convinti il procuratore capo Luigi Delpino, il questore Vincenzo Roca e il dirigente della squadra mobile di Venezia Marco Odorisio. Del resto chi avrebbe premuto il grilletto durante il raid del terrore del 10 marzo scorso in piazza Mercato a Marghera è finito in manette. D.S., 31enne kosovaro, è stato fermato mentre cercava di scappare dalla finestra del primo piano della sua abitazione nel suo Paese natale per far perdere le proprie tracce. Aveva capito di essere braccato. La sua latitanza sarebbe durata ancora per poco.

IN MIGLIAIA IN PIAZZA CONTRO LA VIOLENZA

Aveva quindi pensato di sparire di nuovo nel nulla come fece col fratello quella sera del 10 marzo, quando, secondo gli inquirenti, dopo aver sparato undici colpi di pistola uccidendo Isak Ajdin, 33enne macedone, che ha perso la vita a causa di una pallottola che gli ha perforato il polmone sinistro, entro due ore era già all'estero a bordo di un furgone. L'obiettivo del raid, però, era un'altra persona: E.G., muratore 33enne macedone. A Mestre da tempo. Autotrasportatore, incensurato, venne colpito da due pallottole al rene e all'intestino. Il fratello dell'arrestato, tuttora ricercato, secondo gli investigatori durante l'aggressione lo colpì con tre fendenti sulla schiena, all'altezza della spalla sinistra. Un dettaglio importante per ricostruire il movente della tragedia.

LA CRONACA DELL'OMICIDIO DEL 10 MARZO SCORSO

Fin da subito, quindi, era relativamente chiaro che il delitto nascondeva una ragione "affettiva". Non si trattava di sicari, di killer professionisti che fanno il proprio lavoro "pulito" e scappano. No. Quelle pugnalate stavano a significare una rabbia repressa, uno sfogo emotivo. C'era un legame tra i killer a volto scoperto e la vittima designata. Un legame che forse risale a più di un anno fa, quando l'8 gennaio 2012 fuori da un bar di piazza Barche a Mestre, l'arrestato venne picchiato a sangue.


Per una donna.. Perché E.G., il macedone, secondo la ricostruzione investigativa, era stato mollato dalla ragazza e si era messo con lui. Almeno questo deve aver pensato il presunto assassino. Un amico di E.G., quindi, lo avrebbe individuato e lo avrebbe mandato all'ospedale. In prognosi riservata. In coma. Ad accudirlo per settimane il fratello minore, 25enne, in Italia senza permesso di soggiorno. I due avrebbero quindi meditato vendetta già da quella stanza del reparto di terapia intensiva dell'ospedale Dell'Angelo. Senza fretta. Il 10 marzo, poi, il raid. Di fronte a quel bar di piazza Mercato dove sapevano avrebbero trovato il presunto mandante del pestaggio. A cadere senza vita è stata perà una persona che non c'entrava nulla. Colpevole solo di essersi trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Dopo l'omicidio i due sono stati intercettati da una telecamera di videosorveglianza della filiale Volksbank di Marghera. Ancora con pistola e coltello in mano. Gli uomini della squadra mobile e della scientifica, quindi, avevano già le loro facce, pur sfocate. Ascoltando decine di rappresentanti della comunità macedone è quindi saltata fuori l'aggressione in piazza Barche di un anno e mezzo prima. I fili dell'indagina a un certo punto hanno iniziato a unirsi tra loro. I due malviventi, dopo essere scappati a piedi, sarebbero saliti a bordo di un furgone (l'arrestato faceva il piastrellista) rubato a un impresario edile della zona. Lo stesso veicolo, poi, è stato individuato in Slovenia.

Era chiaro che le indagini avrebbero dovuto oltrepassare il confine. Spingersi "più in là". Per questo è stato spiccato un mandato d’arresto europeo esteso anche al Kosovo (che non fa parte dell'area Schengen). Con la collaborazione dell'Interpol e dei funzionari di collegamento italiani, al termine di una serie di appostamenti e di indagini "tradizionali", si è arrivati all'arresto di D.S. Per il fratello, a quanto pare, la latitanza potrebbe rivelarsi ancora molto breve.

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