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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Palais Lumiere, legale Cardin: "Difficilmente ci ripenserà"

"Da quanto so, al momento - riprende l'avvocato De Nardi - quella di spostarlo in un altra città non è un'ipotesi che Cardin stia vagliando, anche perché ha sempre detto che lo voleva nella sua terra natia, in quell'Italia, Paese che ama e al quale è sempre rimasto legato"

L'avvocato di Pierre Cardin, Sandro De Nardi, sostiene che di solito quando lo stilista italo-francese arriva a una decisione "questa è irrevocabile" e perciò - a meno di fatti clamorosi - il Palais Lumiere non vedrà la luce. "Né a Venezia, né altrove" precisa subito il legale. "Da quanto so, al momento - riprende De Nardi - quella di spostarlo in un altra città non è un'ipotesi che Cardin stia vagliando, anche perché ha sempre detto che lo voleva nella sua terra natia, in quell'Italia, Paese che ama e al quale è sempre rimasto legato". E' dunque il legale di casa Cardin l'unica voce ufficiale autorizzata a spiegare le motivazioni all'indomani del clamoroso stop all'operazione: come suo nipote, Rodrigo Basilicati, che ha progettato e seguito l'iter del palazzo di luce, anche il grande stilista preferisce infatti mantenere il silenzio oggi.

Troppa la delusione, come rivela De Nardi, a pochi giorni dal suo compleanno (spegnerà 91 candeline il 2 luglio) che Cardin sta cercando di superare alla sua maniera: gettandosi sul lavoro, perché è e rimane prima di tutto un sarto. "E' nel suo atelier di Parigi, davanti all'Eliseo - spiega l'avvocato - con le forbici in mano a completare in prima persona i costumi del dramma musicale 'Amleto' che sarà presentato in prima mondiale il 3 agosto a Stia, nell'Aretino, dove Cardin ha la sua fonte di acqua minerale".

Qual'é stato il fatto decisivo che ha fatto fare un passo indietro a Cardin? "Sapevamo dall'inizio che l'iter sarebbe stato molto complesso, anche dal punto di vista amministrativo - risponde De Nardi - Ma il fulmine a ciel sereno, che ha messo una mina pesantissima sull'iter e che ci ha stupiti, non essendo stata mai necessaria per altri interventi realizzati in quell'area, è stato il vincolo paesaggistico espresso dal parere dal Ministero, che ha anche interessato l'Unesco per capire se avesse osservazioni da fare". "Quel che ha rallentato l'iter, e ci ha portati a questo momento - conclude -, è stata comunque la situazione di obiettiva incertezza, la nebbia fitta che, anziché diradarsi, si è sempre più infittita, con il continuo sorgere di nuovi dubbi. E Cardin ha sempre tenuto prima di tutto a fare le cose in regola".
(ANSA)

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