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Cronaca

Il Pd chiede conto a Orsoni delle sue spese, lui risponde picche

L'ex sindaco di Venezia si toglie anche qualche sassolino: "Avevate detto che non ero del partito". Poi l'invito finale a rivolgersi alla magistratura

Botta e risposta tra i tesorieri del Partito Democratico e l'ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, che ha dovuto lasciare il suo posto a Ca' Farsetti il 13 giugno scorso a causa delle indagini sui finanziamenti della sua campagna elettorale del 2010. Gli uomini del Pd proprio su questo tema intendono fare chiarezza. E per ottenerla, come riporta anche il Corriere del Veneto, hanno deciso di andare dritti alla fonte: all'ex primo cittadino lagunare.

La richiesta della documentazione sulle entrate-uscite della passata campagna elettorale non è però andata a buon fine. L'ex sindaco, infatti, ha risposto per le rime. Approfittando del dialogo epistolare anche per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, visto che all'indomani del suo arresto con l'accusa di finanziamento illecito ai partiti "alcuni autorevoli rappresentanti del Pd" (scrive Orsoni) si erano affrettati a dichiarare che l'allora sindaco non ne faceva parte.

Nei giorni scorsi, quindi, prima è arrivata una lettera del presidente della commissione d'inchiesta sui bilanci del Pd, Gilberto Bellò, poi è arrivata la stringata risposta (dieci righe in tutto) di Orsoni. Bellò, dunque, chiedeva "la documentazione inerente alle entrate e le uscite della campagna elettorale per le primarie per la candidatura a sindaco di Venezia e a quella per il sindaco". L'ex primo cittadino ha sottolineato che "l'intera candidatura dalle primarie, sino all'esito delle elezioni è stata gestita, sia sul piano organizzativo sia sui quello economico dalla struttura del Pd, con risorse a me del tutto sconosciute, tranne per quelle pervenute al mio mandatario, e impegnate su indicazione della vostra segreteria. Come noto, peraltro, è in corso una indagine della magistratura, alla quale potreste rivolgervi".

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