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Cronaca

Pensionati, Cgil: "Un esercito da tutelare tanto quanto i giovani e in sintonia con loro"

In Veneto 7 su 10 percepiscono meno di mille euro lordi al mese, penalizzate di più le donne. A Rovigo i più poveri, a Venezia quelli più ricchi. Giovedì il convegno del sindacato in Marittima

"Ma quale scontro generazionale e anziani privilegiati che rubano il futuro a giovani precari e sottopagati? Questo scontro non esiste". Cgil Veneto non ha dubbi nell'intervenire sull'acceso dibattito in corso fra politica e parti sociali, in questi giorni.

Giovedì la stazione Marittima di Venezia ha ospitato l'incontro sul tema, con la partecipazione dell'onorevole Cesare Damiano e il segretario nazionale dello Spi, la sigla dei pensionati, Ivan Pedretti. 

"Ripristinare la solidarietà fra le generazioni”

Basta partire da un dato di fatto: i numeri del dossier elaborato dallo Spi Cgil del Veneto sui dati dell'Inps (vedi dossier con tabelle allegato). Nella nostra regione 7 pensioni su 10 sono inferiori ai mille euro lordi, e fra queste il 57,5% sta sotto ai 750 euro lordi in un paese in cui la tassazione sui pensionati è la più alta d'Europa. In tale contesto le donne sono nettamente più penalizzate degli uomini. In Veneto l'importo medio dell'assegno previdenziale è di 904,64 euro: agli uomini però spettano in media pensioni di 1237,93 euro, alle donne di 649,40 euro. Molte le differenze fra provincia e provincia: Rovigo ospita i più pensionati più poveri, Venezia quelli più ricchi. Insomma, i pensionati non possono essere considerati una categoria privilegiata, anzi. Sono un “esercito” da tutelare tanto quanto i giovani e in sintonia con loro.

"Il lavoro sia stabile ed equamente retribuito"


 “Bisogna introdurre meccanismi di solidarietà – ha spiegato Elena Di Gregorio, segretaria generale dello Spi Cgil del Veneto - e criteri di giustizia sociale. Se si continua a dire ai giovani che non andranno mai in pensione si mina alla base il sistema pensionistico. È chiaro che al centro di tutto c'è il tema del lavoro, che deve essere stabile ed equamente retribuito. In questi anni sia i giovani che gli anziani hanno perso potere d'acquisto. Anche su questo bisogna intervenire”.

In armonia con Elena Di Gregorio, il direttore dell'Inps Veneto, Maurizio Emanuele Pizzicaroli, che ha illustrato alcuni dati eloquenti sul panorama previdenziale veneto, e rifacendosi al titolo del convegno, ha spiegato: “più che di quali pensioni domani, dovremmo parlare di quale lavoro oggi”. Pizzicaroli ha evidenziato anche la necessità di rilanciare la previdenza complementare che, pur normata dal 1993, ha visto in Veneto una adesione del 10,4% dei lavoratori, con dati molto bassi nelle fasce giovani. Ciò dimostra “una certa disattenzione per il proprio futuro pensionistico da parte delle nuove generazioni. Ma, più probabilmente, i giovani non hanno le possibilità economiche per aderire alla previdenza complementare”.

La manifestazione del 2 dicembre

Anche Christian Ferrari, segretario generale Cgil Veneto, ha rilevato che “non si può parlare di pensioni senza parlare di lavoro”. E ha poi evidenziato le motivazioni che stanno alla base del 'no' espresso dalla Cgil al tavolo con il governo e della manifestazione in programma il 2 dicembre. “Ci stanno criticando ma alla base del nostro no ci sono motivazioni molto forti – ha spiegato Ferrari durante il convegno -. Oltre alla discussione sull'età pensionabile, vogliamo che sia riconosciuto il lavoro di cura per le donne e la pensione di garanzia per i giovani”. Anche Alessandro Squizzato, dell'Unione professionisti Nidil Cgil, ha messo in primo piano la necessità di introdurre il principio di solidarietà fra generazioni. “Fino ad ora – ha spiegato Squizzato – si sono solo tolti diritti ai lavoratori considerati “privilegiati” come se ciò significasse automaticamente dare più diritti agli altri lavoratori”. Così non è stato. Stiamo tutti peggio. 

Al convegno Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati, pur rivendicando quanto ottenuto mentre era ministro del Lavoro, ha riassunto con i numeri i tanti sacrifici affrontati (e che affronteranno) i pensionati per far quadrare i conti dell'Italia. “Con le diverse manovre dal 2004 al 2050 ci saranno 900 miliardi di euro tagliati alle pensioni, soldi che da soli valgono il 40% del debito pubblico nazionale. In Italia i pensionati restituiscono in tasse 50 miliardi di euro all'anno. Non stupiamoci poi che alcuni pensionati decidano di andare a vivere all'estero”. Anche per Ivan Pedretti, segretario generale dello Spi Cgil Nazionale, “lo scontro generazionale è una pura invenzione. Siamo usciti dalla vicenda Fornero con gravi difficoltà, è un vulnus ancora aperto”. 

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