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Cronaca Chioggia

Morti i pescatori di Chioggia: la denuncia delle famiglie e delle autorità

Alle lacrime si aggiunge l'indignazione per due vite spezzate a causa di una legge contestata che vieta la pesca sotto costa: i due erano usciti in mare giovedì con un barchino inadeguato

Ogni morte esige delle lacrime, quelle di chi resta, quelle di chi non vuole dimenticare, quelle che, seppur solo apparentemente, aiutano ad ottenere un briciolo di consolazione. Se alle lacrime si aggiungono, però, le accuse e l'indignazione, alla consolazione si sostituisce la disperazione. Due famiglie affrante e un’intera città in subbuglio: la sciagurata vicenda dei due pescatori di Chioggia non poteva che scuotere gli animi.

Filippo Salvagno aveva 42 anni, Angelo Tiozzo Brasiola ne aveva 35. Il primo risiedeva in centro storico, era sposato con Anna Vido ed era padre di un bambino di appena 3 anni. Usciti giovedì sera per una battuta di pesca, pare (ma l’ipotesi deve ancora esere confermata) che il loro barchino si sia rovesciato, lasciandoli in balia delle onde della morte.

Quando i parenti non li hanno visti rientrare, hanno prima cercato di rintracciarli al cellulare, poi, non ottenendo risposta, si sono rivolti alla guardia costiera. Dopo il rinvenimento dei cadaveri, verso le 18, gli agenti non hanno potuto far altro che darne notizia ai familiari. La fidanzata di Tiozzo, il padre e la sorella di Salvagno presentatisi al comando della capitaneria, erano disperati.

Denuncia, tra le lacrime, Lucia Salvagno il fatto che la morte di suo fratello e del suo amico sia la conseguenza di una legge paradossale che li aveva costretti a praticare una pesca impegnativa, servendosi di un'imbarcazione piccola ed inadeguata. I due, infatti, erano usciti in mare con un semplice barchino perché le nuove norme hanno messo fuorilegge le tradizionali imbarcazioni costiere che, fino allo scorso anno, potevano calare le reti entro le tre miglia dalla costa.

In Capitaneria è accorso anche il sindaco di Chioggia Giuseppe Casson, il quale ha ribadito la propria vicinanza alle famiglie e l’assurdità di queste morti: Salvagno, sottolinea il sindaco, era proprietario di un'imbarcazione costruita proprio per la pesca costiera, il “Padre Pio”, inutilizzabile da quando l'Unione europea, lo scorso anno, ha decretato l'entrata in vigore delle leggi che vietano la pesca entro le tre miglia, senza, denuncia ancora Casson, che nessun politico italiano e veneto abbia mosso alcuna obiezione. Casson ha fatto, infine, appello agli organizzatori delle regate per la selezione dell’America’s Cup, affinché considerino che il mare può essere tanto occasione di divertimento e grandi affari, quanto di tragedia. Salvagno e Tiozzo hanno perso la vita mentre lavoravano, costretti in condizioni di estremo pericolo a causa di una legge sbagliata.

Sulla vicenda è intervenuto anche l'assessore regionale alla Pesca Franco Manzato: "Voglio esprimere il cordoglio mio personale e della Regione alle famiglie dei due pescatori di Chioggia i cui corpi sono stati recuperati lungo i litorali veneti. Confermo la mia vicinanza a tutta la categoria dei pescatori del Veneto per questo lutto che ci accomuna e che ci deve far meditare su un lavoro difficile e sempre più osteggiato da una visione burocratica dell’attività di pesca nell’Alto Adriatico”. Egli aggiunge, poi: "Non voglio tacere in questa dolorosa circostanza, che è purtroppo collegata alla situazione di pesantissima difficoltà del settore e di chi vi lavora, che si allarga a intere famiglie e a comunità locali che nell’attività peschereccia hanno costruito con fatica la loro storia”.

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