"Gli spacciatori del campo lo colpivano a calci in faccia e bottigliate in testa"
Rebwar, il pizzaiolo 26enne picchiato venerdì in campo Santa Margherita assieme a un amico, racconta il pestaggio: "Erano una decina. Quelli spacciano e fanno ciò che vogliono"
"Devo andare dal mio amico, che sta male. Ho poco tempo". Parla di fretta Rebwar, il pizzaiolo 26enne picchiato venerdì sera in campo Santa Margherita a Venezia assieme a un suo connazionale 27enne. "Erano una decina, tutti di colore - racconta - sono i soliti che spacciano nel campo. Sempre loro". Parole simili alla collega della pizzeria "Al Volo" che sabato ha raccontato l'accaduto: "Non è una novità. Sono violenti e fuori controllo", aveva sottolineato la donna.
"MI SONO BARRICATA DENTRO LA PIZZERIA", LA CRONACA DEL PESTAGGIO
Con il passare delle ore si fa sempre più chiara la gravità dell'accaduto: il 27enne, studente a Ca' Foscari che si trovava nella pizzeria solo per mangiare un trancio, amico del pizzaiolo, nella notte tra venerdì e sabato è stato operato alla testa per un'emorragia cerebrale. Ora è fuori pericolo, ricoverato nel reparto di Neurochirurgia dell'Angelo di Mestre: "Parla a fatica, ieri non riusciva ancora ad aprire l'occhio pesto - racconta l'amico Redwar, picchiato a sangue anche lui dal "branco" - per alcune ore abbiamo temuto il peggio quella notte. Il mio amico stava molto male. Ci hanno colpito a calci e pugni, a lui hanno spaccato anche delle bottiglie di vetro in testa".
Tutto inizia nella serata di venerdì. A un certo punto entrano due persone di colore nella pizzeria e si servono prendendo delle birre. Rebwar, il pizzaiolo, li vede e intima loro di pagare: "Volevano rubarle, quindi li ho rimproverati - racconta - per questo hanno iniziato a lanciare lattine e a far danni. Poi ci hanno preso e trascinato fuori, picchiandoci. Sono arrivati i loro amici. Prima erano in due, poi in sei, poi una decina". Partono i calci e i pugni: "Il mio amico, a terra, l'hanno raggiunto con delle pedate al volto, spaccandogli le bottiglie in testa - continua Rebwar - io oggi continuo ad avere un forte dolore al braccio". All'appello manca anche lo zaino del 27enne, ancora in ospedale: "Dentro aveva un tablet e altri oggetti - racconta il pizzaiolo - non l'hanno più trovato. Sono stati loro a prenderlo. Sono stato con lui tutto il pomeriggio di sabato, non riesce ancora a parlare bene".
Quindi oltre al pestaggio si configura anche un possibile reato di rapina per gli aggressori, scappati prima dell'intervento delle forze dell'ordine. A terra il ferito più grave e il sangue. Entrambe le vittime della furia (insensata, visto che è scattata per una birra non pagata) vengono trasferite al pronto soccorso del Civile, dopodiché il 27enne viene portato in codice rosso all'Angelo di Mestre: ha un'emorragia e deve essere operato. Colpa dei traumi subiti alla testa: calci, pugni e bottigliate. "Ci insultavano e ci deridevano. Poi ci colpivano - conclude il pizzaiolo - la mia collega si è chiusa dentro la pizzeria. Spacciano e fanno quello che vogliono. Ora non riesco a muovere il braccio. Ma non ho tempo, devo andare in ospedale che c'è chi sta peggio di me".