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Cronaca

Piano tamponi, fatica a volare. Vigili contagiati: un'interrogazione. La polizia chiede attenzione

Nonostante la campagna della Regione Veneto da più parti vengono evidenziate difficoltà di testare a tappeto

Dispositivi di protezione individuale e tamponi sotto la lente delle categorie in prima linea nell'emergenza Covid-19: operatori sanitari, forze di polizia, vigili della Municipale. Vogliono chiarire i contagi e le quarantene, confermate dal Corpo della polizia locale del Comune di Venezia, i consiglieri Monica Sambo, Nicola Pellicani, Emanuele Rosteghin, Giovanni Pelizzato e Rocco Fiano che hanno depositato una interrogazione. Il 17 marzo scorso dal Comune era stato dichiarato «il rifiuto di adottare misure precauzionali che sono prive di valenza scientifica e al massimo di valenza consolatoria». Affermazione condannata dalla Funzione Pubblica Uil e dagli altri sindacati, oltre alle «minacce di provvedimenti disciplinari se vengono utilizzati strumenti di protezione individuali che il comando non vuole adottare in quanto prive di valenza scientifica».

Le mascherine

Il tutto rientrato lunedì, quando il Comune ha modificato le proprie disposizioni in materia in forza del decreto Cura Italia e la prescrizione della distanza minima interpersonale di un metro, o in alternativa l'uso della mascherina nei luoghi di lavoro. Maschere obbligatorie quindi, di tipo diverso, sia per i pattugliamenti all'esterno che all'interno degli uffici, e a bordo dei mezzi in dotazione. Intanto fra i vigili si sono verificati contagi e c'è attualmente personale in quarantena. «Le parti sociali fin dall'inizio dell'emergenza avevano chiesto un'attenzione particolare e l’istituzione di un tavolo permanente per la polizia locale, per un confronto e aiuto reciproco», scrivono i consiglieri comunali depisitari dell'interrogazione.

Il tavolo di confronto

«Considerato che - si legge nel testo - il 23 marzo nell’informativa relativa alla situazione sanitaria del Corpo di polizia locale, in relazione alla pandemia Covid-19, si descrivono casi di contagio che hanno dato luogo a urgenti azioni di sanificazione straordinaria e il ricorso a isolamento e quarantena, si interrogano sindaco e assessore competente per sapere quali siano i motivi che hanno portato ad un ritardo nell’applicazione delle misure precauzionali richieste dalle parti sindacali. E se ritengano di avviare un dialogo e un confronto costante con le organizzazioni sindacali, anche al fine di chiarire come sono stati applicati e come verranno applicati, in modo puntuale, i protocolli stabiliti dalla Ulss».

I tamponi

In base al decreto del 17 marzo scorso, l'Unità operativa complessa di Microbiologia dell'azienda ospedaliera dell'Università di Padova effettuerà direttamente i tamponi agli operatori impiegati nei servizi essenziali, con priorità verso quelli con maggior contatto con la popolazione generale quali gli addetti alle casse dei supermercati, i vigili del fuoco, le forze dell'ordine, con possibilità di ampliamento al variare dello scenario epidemiologico. Ma non si conoscono le tempistiche di effettuazione dei tamponi, evidenziano gli stessi consiglieri. 

In riferimento agli operatori sanitari stessi, afferma la Funzione Pubblica Cgil veneziana, «c’è ancora molta difficoltà perché si riescono a refertare al giorno massimo 750 tamponi (Ulss3). Si sta attendendo l’avvio della macchina a Mestre e l’arrivo del nuovo macchinario. Verosimilmente si arriverà, a regime, a refertare circa 1.000 tamponi. Quelli effettuati ai dipendenti sono 2.600, e dall’inizio dell’emergenza abbiamo avuto 90 casi positivi». Lo stesso governatore del Veneto Zaia conferma che «non ci sono più tamponi, ce li stiamo facendo in casa».

La polizia di Stato

«Tamponi subito - è la richiesta del sindacato Fsp di polizia del Veneto - Sulla salute non si scherza». È «inaccettabile», spiega il segretario del sindacato Mauro Armelao, il fatto che ci siano «poliziotti che continuano a lavorare pur essendo venuti a contatto con colleghi che, loro malgrado, sono entrati in contatto con persone positive al Covid-19. Viene detto che se non ci sono sintomi si deve continuare a stare in campo, mentre se presenti sintomi si sta a casa per 14 giorni. Ma se uno è il cosiddetto asintomatico? - Si chiede Armelao, e afferma - Mantenere in servizio questi colleghi fino all’esito del test del primo positivo nel personale in quarantena ci appare incongruente con le normative poste in essere per il contrasto al contagio. Il pericolo è grave e immediato e la salute dei poliziotti deve vincere sulla burocrazia».

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