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Cronaca Strada Nuova

Cinque pietre per non dimenticare, Venezia ricorda le vittime dell’antisemitismo

In occasione delle celebrazioni per il Giorno della Memoria, a pochi giorni dalle stragi dei terroristi a Parigi, la città ha reso omaggio ai suoi ebrei uccisi dal nazismo con la posa delle "Pietre d'Inciampo" dell'artista tedesco Gunter Demnig

A pochi giorni dalle stragi commesse dai terroristi a Parigi nella redazione di Charlie Hebdo e nel negozio Kosher, in un momento in cui l’antisemitismo è tornato prepotentemente e violentemente al centro delle cronache mondiali, Venezia partecipa al “Giorno della memoria” ricordando le sue vittime ebree deportate e uccise nei lager nazisti in nome della razza, contro un popolo e una religione ponendo davanti al luogo da cui le vittime furono prelevate le cosiddette “Pietre d'Inciampo”(Stolpersteine in tedesco).

COSA SONO LE PIETRE D'INCIAMPO. Ideate dall'artista tedesco Gunter Demnig, i blocchetti di porfido, della misura di un sanpietrino, riportano sulla superficie in ottone il nome della persona deportata, l'anno di nascita, la data della deportazione e quello della morte. L'iniziativa, organizzata dal Comune di Venezia, Comunità ebraica, Centro tedesco di studi veneziani e dall'Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della società contemporanea (Iveser), era guidata dallo stesso Gunter Demnig che si è personalmente occupato della collocazione delle “Stolpersteine”.

LA CERIMONIA. La prima sosta per la posa delle cinque pietre - accompagnata da un corteo, a cui hanno partecipato circa un centinaio di persone, tra cui gli alunni di una classe quinta dell'Istituto Fermi – davanti alla casa del rabbino capo Adolfo Ottolenghi, in Strada Nuova al civico 2346/b di Cannaregio (presente la nipote Elisabetta). Poco più avanti, sono stati i fratelli Dario e Corrado Calimani a ricordare la nonna materna, Anna Jarach che, prelevata dalla propria abitazione il 6 ottobre 1944, morì ad Auschwitz il giorno del suo arrivo. Al Ghetto Vecchio, sono stati ricordati, Moisè Calimani e Anna Foà Melli, deportata a marzo e deceduta a settembre 1944. La posa dell'ultima “Pietra d'Inciampo“, a cui è intervenuto anche il sub-commissario prefettizio con delega alla Cultura, Sergio Pomponio, nell'isola di San Servolo, allora ospedale psichiatrico, a memoria di Ida Calimani, Giuseppe Boralevi, Raffaele Givrè, Carlo Levi, Luigi Marino, Giuseppe Todesco, 6 degli 11 ebrei deportati dal manicomio ai lager nazisti.

IMPRESSIONI. Paolo Navarro Dina della Comunità ebraica e Marco Borghi, direttore dell'Iveser, hanno ribadito che questa operazione coniuga bene il vissuto della città con la memoria, auspicando che il prossimo anno si possano  ricordare tutti coloro che finirono nei lager, compresi i deportati politici e gli internati militari: “E' opportuno disseminare la città di questi segni per ricordare l'odio di ieri e attivarci contro l'odio di oggi”. Un messaggio quanto mai attuale, una cerimonia che dopo Parigi assume un significato ancora più importante. Il sub-commissario prefettizio con delega alla Cultura specifica: “Sono particolarmente orgoglioso di presiedere a questa celebrazione. Quest'anno abbiamo deciso, in virtù anche della mostra sulla deportazione degli ebrei dagli ospedali psichiatrici veneziani, la posa di una pietra davanti all'ingresso dell'ex manicomio per la valenza fortemente simbolica". Sottolineata dal presidente della San Servolo Servizi, Domenico Finotti, e dal consigliere della Comunità ebraica, Enrico Levis, l'importanza di ricordare la Shoah da tramandare ai nostri figli, mentre per il direttore del Centro Tedesco di Studi Veneziani, Romedio Schmitz- Esser, le pietre d'inciampo hanno il potere di muovere una memoria intima: “A dispetto della loro forma minimalista, queste piccole opere hanno una potente carica emotiva, tant'è che nella sola Amburgo ne sono state collocate circa 4.700”. (Lo scorso 11 gennaio, a Torino, è stata deposita la pietra numero 50mila, grazie all'adesione di molti i Paesi europei e di molte città italiane).

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