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Cronaca Marghera / Porto Marghera

Porto Marghera non c'è più: i dati ci dicono che è cambiato tutto

Degli 11.391 occupati nel 2012, il 36,77% lavorano in attività industriali, gli altri sono occupati nel terziario. Le proporzioni si sono invertite

Quale sarà il futuro di Porto Marghera? Una domanda che tocca nel vivo migliaia di lavoratori, e con loro migliaia di famiglie. Per questo Comune di Venezia, Autorità portuale ed Ente della zona industriale di Porto Marghera hanno dato vita all'“Osservatorio per Porto Marghera” per la condivisione dei dati raccolti dai tre differenti partner per proprie ragioni istituzionali. L’obiettivo condiviso è la creazione di sinergie per lo studio dell'area di oggi per arrivare a una comprensione sempre più nitida della sua evoluzione.

La prima indagine, eseguita nel 2012, che considera il 2011 come periodo di indagine, ha censito tutte le 690 aziende che hanno un’attività a Porto Marghera, indicizzandole per campo di attività e numero di addetti. Dai dati emersi si coglie la progressiva trasformazione del tessuto produttivo di Porto Marghera. Degli 11.391 occupati, il 36,77% ricadono nelle “tradizionali” attività industriali, suddivisi tra 62 aziende, con prevalenza nella meccanica (con 1420 addetti) e la chimica (con 765 addetti). Il 64,23% (ben 628 aziende) del polo produttivo di Marghera appartiene invece agli “altri settori”, la voce che comprende comparti terziari che hanno caratterizzato la riconversione produttiva del polo industriale negli ultimi 15 anni: logistica, trasporti, attività professionali e di servizio alle imprese, pubbliche amministrazioni. Un numero lievitato esponenzialmente negli ultimi decenni, visto che nel 1965 questa categoria era rappresentata solo dal 5,97% del totale della forza lavoro.

La seconda indagine, eseguita sempre nel 2012, consiste in un questionario a risposta multipla cui ha risposto un campione significativo di imprese. Il questionario riguarda le motivazioni principali che inducono un’azienda a stabilirsi a Porto Marghera, le difficoltà riscontrate nell’attività, i fattori determinanti per lo sviluppo dell’attività, il mercato a cui si rivolge l’azienda e aspetti di promozione e valorizzazione.

I RISULTATI - Dall’indagine si evince che le motivazioni selezionate come maggior vantaggio localizzativo siano la “prossimità al Porto di Venezia” e “l’accesso alle infrastrutture”. Questa scelta è effettuata proprio dalle aziende di logistica (tra cui le imprese di “trasporto e magazzinaggio”) che oggi rappresentano il settore verso cui si sta orientando la riconversione del sito.

Il mercato di riferimento delle aziende di Porto Marghera è per il 16% il Veneto e per il 27% la Provincia di Venezia. Dati che rispecchiano quanto la trasformazione della “nuova” Porto Marghera sia costituita da un’imprenditoria sempre più differenziata che ora include, tra le altre, categorie come: costruzioni, attività professionali scientifiche e tecniche, attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento. Tutte attività con ricadute principalmente sul mercato locale.

“È evidente - ha sottolineato l'assessore alle Attività produttive Antonio Paruzzolo - che l'area industriale di Porto Marghera ha concluso un ciclo di vita e ha assoluto bisogno di iniziarne uno nuovo, basato su un nuovo tipo di industria, per scongiurare la deindustrializzazione e puntare invece a una reindustrializzazione, verso la quale il Comune ha fatto scelte forti. Di qui l'importanza dell'Osservatorio".

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