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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Porto Marghera, la Cgil: "Stop a progetti come la Torre Cardin, il suo futuro è l'industria"

Sindacato dei chimici e quello dei metalmeccanici Cgil uniscono le forze, nella strenua difesa del destino industriale e produttivo dell'area. "No alla speculazione, no agli interessi privati"

Chimici e meccanici insieme per Porto Marghera, per contrastare "presunti piani industriali di sviluppo, che a tutto puntano fuorché a mantenere vivace e vitale la natura industriale e produttiva dell'area. Che a tutto pensano tranne che ad investire seriamente per bonificare terreni e acque e reinsediare aziende e attività, nel territorio".

Per Filctem Cgil e Fiom Venezia, se c'è desertificazione a Marghera, questa è da imputare, prima di tutto, "all’assenza negli ultimi 20 anni di investimenti produttivi e di innovazione, e a scelte politiche compiute a danno dell’industria. Marghera - scrivono le sigle - conta ormai meno di 10.000 addetti tra tutti i settori industriali, con un saldo negativo per la provincia in termini occupazionali pesantissimo. Gli investimenti pubblici e privati nel territorio hanno riguardato il Mose, con la corruzione e i suoi strascichi giudiziari, e la trasformazione in senso turistico dell’economia della città, investimenti che, occorre dirlo, hanno agito contro l’industria, contro l’occupazionale, contro la qualità del lavoro e dei diritti e della vita delle persone".

Questo è chiaramente riscontrabile, secondo Filctem e Fiom, che insieme rappresentano i lavoratori di molte aziende dell'area. "Chi attraversa oggi le strade interne di Porto Marghera stenta a riconoscere l’area che è stata il più grande polo industriale italiano, prevalentemente chimico e metalmeccanico, che dava occupazione a decine di migliaia di lavoratori. Fabbriche chiuse e impianti dismessi sono la costante di un paesaggio che da troppi anni subisce l’offensiva contro l’industria e contro settori produttivi e manifatturieri che sarebbero considerati importanti in ogni altro paese industriale. Tuttavia Porto Marghera conserva i potenziali di un’area industriale straordinaria, con infrastrutture di eccellenza, ma priva di progetti di rilancio in grado di riequilibrare in guasti di una economia, quella veneziana, fondata prevalentemente sul turismo. Per queste ragioni è necessario l’apertura di un tavolo al governo con l’obiettivo di sottrarre Marghera alla speculazione sulle aree e all’incremento dell’economia fondata sul turismo".

I sindacati chiedono quindi: "un tavolo nazionale perché Marghera è un problema nazionale, sia per rafforzare l’industria attualmente presente, chimica, cantieristica, alluminio, energia, agroalimentare e relativo indotto, sia per nuovi progetti industriali innovativi e sostenibili da insediare nelle aree libere e da bonificare di Porto Marghera. Una Marghera e un nuovo progetto di 'Industria 4.0', da realizzarsi anche attraverso il coinvolgimento delle università di Venezia e Padova, che possono svolgere un ruolo importante per orientare un processo e uno sviluppo innovativo, che utilizzi le migliori tecnologie di processo, sostenibile sul piano ambientale".

"Quello che è importante - scrivono Filctem e Fiom - è smettere di proporre soluzioni sbagliate per Porto Marghera, come il ventilato trasferimento delle grandi navi che pregiudicherebbe gli impianti della chimica di base e delle aziende oggi esistenti, nonché i programmi di riconversione e di investimento già avviati ad esempio nella chimica verde, nella ex Raffineria e al Petrolchimico. Così come siamo contrari a chi oggi chiede di cambiare la destinazione d’uso dei terreni della prima zona industriale dove risiedono diverse aziende, dalla Raffineria alla Pilkington. Richieste inaccettabili, portate avanti in questi giorni da alcuni soggetti privati che chiedono con forza di cambiare il piano regolatore esistente, magari con il consenso del sindaco di Venezia che proprio sulla prima zona industriale è proprietario di un’area abbastanza estesa. Se ciò accadesse si aprirebbe per le aree di Porto Marghera una deriva speculativa, cosa che non possiamo assolutamente accettare - concludono - ".

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