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Cronaca

Violenza sulle donne problema vivo, servizi di prevenzione a rischio nel Veneziano

I continui tagli governativi non permettono alle associazioni di fornire il giusto supporto, costringedoli a fornire meno opportunità di quante sarebbero effettivamente necessarie

L'otto marzo è stato, come da tradizione, la giornata dedicata a tutte le donne, ma anche un momento di riflessione su quello che resta uno dei più grandi problemi della società moderna, la violenza sul genere femminile. Come riporta la Nuova, l'emergenza resta alta, e anche nel territorio Veneziano si registrano continui episodi, non ultimo quello che ha coinvolto una donna costretta alla reclusione in casa per colpa dell'ex fidanzato.

In provincia, e più in generale in tutto il territorio regionale, i servizi contro la violenza sulle donne esitono, ma sono continuamente penalizzati per i tagli ai fondi, come il centro antiviolenza del Comune di Venezia, che ha dovuto ridurre la propria attività culturale, oppure il centro di Noale, gestito dalla cooperativa Iside, che ha dovuto lanciare una raccolta per evitare di dover chiudere definitivamente. Una situazione non certo ottimale, specie a fronte di un problema che non sembra volersi placare.

E sono proprio i dati a far capire quanto siano indispensabili questi supporti. Il solo centro di Venezia, infatti, nel 2015 ha dato ascolto telefonico a 2464 donne, con 206 primi colloqui e 992 supporti psicologici. Il 64% delle donne ad aver avuto assistenza sarebbero italiane, vivono in provincia di Venezia e sono state vittima delle più diverse violenze, da quella sessuale a quella psicologica, nonché fisica ed economica. I violenti sono in particolar modo gli uomini nella fascia d'età tra i 31 e i 45 anni.

Quello che richiedono le associazioni, oltre ai fondi per il necessario sostentamento, sono delle politiche di prevenzione del fenomeno, che permettano di portare ad un radicale cambio nella società. O almeno di provarci. La violenza sulle donne ha infatti bisogno di risposte concrete ed immediate, perché non è possibile lavorare solo sull'emergenza.

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