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Cronaca

È iniziato il processo sulla camorra nel Veneto orientale. Rito immediato per l'ex sindaco di Eraclea

Oggi si è svolta la prima udienza nell'aula bunker di Mestre. 17 imputati hanno chiesto il rito abbreviato

Mirco Mestre, ex sindaco di Eraclea e imputato per voto di scambio, andrà a processo con rito immediato. Lo conferma il suo legale Emanuele Fragasso. Oggi si è aperto, con le operazioni preliminari, il processo che vede coinvolte 76 persone (tra cui Mestre) accusate di appartenere a un sistema camorristico attivo per anni nel Veneto orientale. Di queste, 37 devono rispondere di associazione a delinquere di stampo mafioso.

Camorra nel Veneto orientale

L'udienza si è svolta nell'aula bunker di Mestre del tribunale di Venezia, davanti al gup Andrea Battistuzzi, e ha iniziato a definire i percorsi nel giudizio dei singoli imputati ma ha anche raccolto nuove memorie presentate dalle difese. Tra gli imputati di spicco c'è il presunto boss della camorra Luciano Donadio, finito nel mirino della procura che aveva avviato una indagine, a cura del pm Roberto Terzo, sulla collusione tra associazioni mafiose che avrebbero operato per anni, con il concorso di politici, professionisti ed imprenditori, in diversi rami economici che vanno dall'edilizia all'utilizzo di esercizi commerciali.

Le richieste

Oggi sono emerse le prime richieste istruttorie: 17 degli imputati hanno chiesto il rito abbreviato mentre il sindaco Mestre, come detto, andrà a processo con rito immediato. Il processo è stato rinviato alla metà di gennaio per valutare le richieste di costituzione di parte civile e valutare i riti alternativi. Nel collegio difensivo sono impegnati, tra gli altri, gli avvocati Mirella Baldascino, Giuseppe Stellato, Alfonso Quarto, Gennaro Caracciolo, Carlo De Stavola, Ferdinando Letizia, Elena Schiavone, Ciro Balbo.

Organizzazione di stampo mafioso

Le indagini, che hanno portato al maxi blitz dell'anno scorso, hanno consentito di evidenziare come l’organizzazione risulti formata già alla fine degli anni '90 da Luciano Donadio, originario dell'agro aversano e residente ad Eraclea, Raffaele Buonanno di San Cipriano d’Aversa domiciliato a Casal di Principe ed Eraclea, e Antonio Buonanno, di San Cipriano d’Aversa e residente a Casal di Principe. Attorno a loro si era costituito un folto gruppo di persone originarie di Casal di Principe e dell’agro aversano, tra cui Antonio Puoti, Antonio Pacifico, Antonio Basile, Giuseppe Puoti, Nunzio Confuorto, poi implementata da altri soggetti campani e non come Girolamo Arena, Raffaele Celardo, Christian Sgnaolin.

Leader del gruppo camorristico erano Luciano Donadio e Raffaele Buonanno, quest’ultimo imparentato tramite la moglie con esponenti di vertice dai clan Bianco e di Francesco Bidognetti, "Cicciotto 'e Mezzanotte". Il clan, come emerge dall’inchiesta, si era insediato nel Veneto orientale rilevando il controllo del territorio dagli ultimi epigoni locali della Mala del Brenta, con i quali sono stati comprovati i contatti.

Dall’indagine risulta inoltre come, con violenze e minacce, il clan agiva per conquistare il controllo delle attività economiche, in particolare nel ramo dell’edilizia e della ristorazione, oltre ad imporre ai sodalizi criminali limitrofi un ‘aggio’ per il narcotraffico e lo sfruttamento della prostituzione. L’organizzazione sgominata ha operato inizialmente soprattutto nel settore dell’edilizia, dedicandosi all’usura e alle estorsioni, specializzandosi poi nel settore delle riscossioni crediti per conto di imprenditori locali. Una quota dei profitti del gruppo camorristico era poi destinata a sostenere finanziariamente i carcerati di alcune storiche famiglie di Casal di Principe, cui l’organizzazione era legata e della quale costituiva il gruppo criminale referente per il Veneto orientale.

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