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Cronaca

Omicidio Pamio, il giallo del terzo uomo. Milly decisa: "No, c'eravamo solo io e la Busetto"

Susanna Lazzarini l'ha dichiarato dopo ore di audizione durante il processo d'appello che vede imputata Monica Busetto: "C'entriamo solo io e lei. Non c'era nessun'altro nella casa"

Parole (tante) e perizie. Entrambe foriere di verità solo parziali, che non permettono di chiudere il cerchio. Ci sono due misteri che aleggiano sul processo di secondo grado a carico di Monica Busetto, l'ex inserviente del Fatebenefratelli condannata in primo grado per l'omicidio di Lida Taffi Pamio, fino a dicembre 2012 la sua dirimpettaia. Il primo è quello della famosa collana trovata in casa dell'imputata, l'altro riguarda la possibile presenza di una terza persona (nella perizia del dottor Emiliano Giardina si afferma "probabilmente un uomo") presente al momento del delitto. 

MILLY: "PAMIIO L'ABBIAMO UCCISA INSIEME"

L'87enne venne uccisa con una ferocia spropositata. Da chi? Monica Busetto si è sempre professata innocente, a maggior ragione dopo che del delitto si è incolpata Susanna "Milly" Lazzarini nel febbraio scorso. La 53enne mestrina era stata arrestata per l'omicidio di Francesca Vianello, anziana di corso del Popolo. Un fatto di sangue molto simile a quello di 3 anni prima. Poi l'ammissione: "Sì, ho ucciso due volte". Sono seguiti interrogatori fiume in cui "Milly" ha raccontato tutto e il contrario di tutto. Tant'è. Venerdì ha fornito davanti al giudice, in veste di testimone nel processo Busetto, la sua "verità definitiva": "Lida Pamio l'abbiamo uccisa io e Monica Busetto - ha dichiarato - l'abbiamo fatto insieme. Anzi, lei le ha dato il colpo di grazia pugnalandola alla gola". Non poteva mancare l'ultima domanda, quasi in zona Cesarini: "Ma eravate solo voi due?", chiede l'avvocato Alessandro Doglioni, della difesa: "Sì, assolutamente. In questo omicidio c'entriamo io e la signora Busetto. Nessun'altro". 

MILLY RICONOSCE LA COLLANA DELLA VITTIMA: "E' QUELLA TROVATA IN CASA BUSETTO"

La perizia, acquisita dalla Corte, quindi entrata a far parte del processo, parla invece della possibile presenza di una terza persona nell'appartamento del delitto. Una traccia di Dna ancora non identificato è stata trovata sullo stesso interruttore su cui c'era il sudore appartenente a Susanna Lazzarini, misto al sangue della vittima. Milly, che aveva i guanti, dopo l'omicidio si è passata la mano sulla fronte sudata per poi spegnere la luce: "Non so perché l'ho fatto. Non aveva senso", ha spiegato. Quel Dna è di un mister X ancora senza nome? Un uomo? Non sarebbero state trovate altre tracce in questo senso nell'appartamento. Forse qualcuno che aveva fatto visita alla signora Pamio in precedenza? Sul punto le indagini a carico della Lazzarini continuano. Quest'ultima è apparsa decisa nell'aula bunker, sia pure sfiancata dalle lunghe ore di audizione: "Eravamo in due", ha dichiarato. 

LE NUMEROSE CONTRADDIZIONI NEL RACCONTO DELLA LAZZARINI

Il 18 novembre prossimo è prevista l'udienza conclusiva di un processo il cui esito appare quantomeno incerto. Venerdì è stato anche il "giorno della collana", la prova "regina" che ha indotto i giudici a condannare in primo grado la Busetto. "E' lei. La riconosco", ha dichiarato Milly. Tutt'attorno c'era un silenzio assordante. Era il momento clou dell'udienza: il monile, secondo il racconto della Lazzarini, era stato strappato all'anziana vittima quando oramai era priva di vita. "Poi la catenina se l'è presa la Busetto, la medaglietta è rimasta a terra", ha sottolineato la teste. Il gioiello è stato poi trovato nel portagioie dell'ex inserviente del Fatebenefratelli e, su di esso, al termine di una seconda perizia, vennero trovate piccolissime tracce epiteliali di Lida Taffi Pamio. Una prova contestata con forza dagli avvocati difensori di Monica Busetto, Alessandro Doglioni e Riccardo Busetto: "Quella collana non è quella della vittima, è mia", ha sempre spiegato Monica Busetto, contraddetta pubblicamente dall'altra protagonista della vicenda. Tra poco la parola passerà ai giudici della corte d'assise d'appello. 

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