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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

"Quel quadro di Venezia è una patacca", il creditore trascina il debitore in tribunale

Si è aperto a Piacenza un processo tra chi pagò un orologio di lusso con un quadro di un artista sloveno morto nel 2005 in laguna e chi invece è convinto di essere stato raggirato

Un vecchio debito pagato con un quadro ritenuto falso è finito davanti al giudice. Si è aperto a Piacenza il processo nei confronti di un uomo di Alessandria che nel 2013 aveva saldato un debito con un quadro di un pittore sloveno, Zoran Music (l’artista, morto nel 2005 a Venezia a 104 anni, era un esponente della nuova Scuola di Parigi). L’imputato deve rispondere di aver messo in vendita un’opera d’arte falsificata, reato previsto dal decreto legislativo 42 del 2004, il Codice dei beni culturali e del paesaggio.

Il creditore (originario della Liguria), però, aveva dubitato di quell’acquerello - “Venezia 1948” - e, nonostante ci fosse anche una perizia, aveva contato la vedova del pittore. La donna, hanno detto in aula i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico di Venezia, aveva espresso dubbi sullo stile e affermato che la firma era falsa.

Il “raggirato” - lo scambio era avvenuto a Piacenza - aveva così denunciato l’alessandrino ai militari. L’uomo, difeso dall’avvocato Angelo Rovegno, si era giustificato dicendo che l’opera aveva un’expertise di un famoso critico d’arte, Silvio Acatos. Il debito risaliva al 2005, quando l'imputato acquistò un orologio Longines che non aveva pagato subito, ma si era presentato dopo 8 anni con il dipinto al centro del processo.

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