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Cronaca

Inchiesta Mose, fase due. Orsoni, "corsa" per evitare la prescrizione

Il Riesame ha sostanzialmente confermato la gravità del quadro probatorio costruito dalla Procura. Ipotesi rito immediato per il sindaco

L'inchiesta sullo scandalo Mose entra in una seconda fase. Dopo gli arresti, le manette e il materiale raccolto in questi anni di indagini, il quadro probatorio messo in piedi dalla Procura di Venezia ha retto alla prova del Tribunale del Riesame. Dove sostanzialmente sono stati confermati sia la gravità dei reati contestati agli indagati, sia, salvo personaggi secondari della vicenda, la pesantezza delle misure cautelari. In primis, per esempio, per l'ex assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso, che è rimasto in carcere.

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Ora, dunque, la Procura, come riporta anche La Nuova Venezia, potrà concentrarsi sull'analisi della documentazione sequestrata durante il blitz che ha decapitato parte della classe dirigenziale e amministrativa veneta. Si tratta di cospicuo materiale, tra documenti, bilanci e fatture. In più ci sono le dichiarazioni di chi ha chiesto, magari anche non indagato, di essere ascoltato dai magistrati. Da tutto ciò naturalmente potrebbero nascere nuovi rivoli dell'inchiesta, che quindi potrebbe anche allargarsi. Gli inquirenti non escluderebbero nemmeno la possibilità di chiudere le indagini preliminari il prima possibile per poi richiedere il rito immediato per tutti gli indagati. Ciò, però, potrà accadere solo entro 180 giorni dagli arresti. Ossia entro novembre di quest'anno.

ORSONI: NIENTE PATTEGGIAMENTO

LA POSIZIONE DI ORSONI - Tra le tante storie e vicende che fanno parte dell'inchiesta c'è anche quella che riguarda il sindaco dimissionario di Venezia Giorgio Orsoni, che sabato scorso si è visto rigettare la richiesta di patteggiamento dal gup. "Finalmente potrò difendermi", ha dichiarato subito dopo in una nota, lasciando intendere che la sua intenzione ora non sarà di chiedere un nuovo accordo alla Procura (con pena più elevata) ma, invece, di far valere le proprie ragioni in Tribunale. Sempre che si arrivi a una sentenza: il rischio, sottolineato anche dai magistrati, è che il reato di finanziamento illecito ai partiti venga prescritto.

LA PRESCRIZIONE - La mannaia scatterà a metà 2015. In via teorica i tre pubblici ministeri titolari dell'inchiesta potrebbero anche stralciare la posizione del primo cittadino separandola da quella degli altri indagati. Chiedendo subito il processo per lui. In modo da mettere il turbo e far comparire il titolare di Ca' Farsetti davanti al giudice monocratico in pochi mesi. Ottenendo un iter più veloce rispetto al resto dei futuri imputati. Sempre che nel frattempo (prima dell'apertura del dibattimento in Aula) non si decida in extremis di arrivare a un nuovo patteggiamento.

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