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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca San Marco / Ca' Farsetti

TAGLI Ca' Farsetti assediato da un migliaio di dipendenti comunali

Partecipata "marcia" sul Comune lunedì pomeriggio. Momenti di tensione davanti al palazzo con la folla che voleva entrare in Consiglio comunale

Fischietti, trombe e tamburelli: questi i suoni che hanno contraddistinto il “lunedì caldo” di Venezia, la giornata delle proteste e degli striscioni, dei cori contro il sindaco e della ressa alle porte di Ca' Farsetti. Il 24 febbraio, infatti, in contemporanea con la seduta del Consiglio comunale con all'ordine del giorno la votazione della mozione di sfiducia a Giorgio Orsoni e al Consiglio comunale, i lavoratori dell'amministrazione cittadina hanno preparato striscioni e volantini e hanno fatto sentire la loro voce contro i possibili tagli agli stipendi dopo lo sforamento del patto di stabilità.

MOZIONE DI SFIDUCIA A ORSONI RESPINTA

CI PENSA GRASSO: UN TWEET CALMA LE PROTESTE

“CHI SFORA PAGA” - Le urla dei dipendenti comunali, partiti alle tre dalla sala di San Leonardo, si sono levate all'unisono: deve pagare chi non ha rispettato i bilanci, non i lavoratori. Lo diceva chiaramente lo striscione che apriva il corteo che ha occupato tutta Strada Nuova e lo ripetevano i cori che si alzavano dalla folla in marcia. I 40 milioni di “buco” rispetto al patto di Stabilità sono infatti la motivazione sollevata da Orsoni per i tagli agli stipendi degli impiegati di Ca' Farsetti, che nei prossimi mesi rischiano di vedersi alleggerite le buste paga anche di 500 euro al mese. Ma i lavoratori pubblici non hanno alcuna intenzione di subire in silenzio e così, dopo la manifestazione di lunedì, mercoledì andranno fino a Roma per far sentire le loro ragioni.

LUNGO STRADA NUOVA – Il corteo è partito poco dopo le 15 da campo San Leonardo e, dopo un minuto di silenzio per le vittime degli scontri a Kiev, sono partiti verso Ca' Loredan. La lunga marcia dei manifestanti, che ha visto numerose pause lungo Strada Nuova e a Santi Apostoli, è stata interrotta sul ponte di San Giovanni Grisostomo (o “dei zogatoi”), dove la testa del corteo è stata bloccata dalle autorità, che hanno spiegato come, a causa dell'elevato numero di partecipanti, non fosse possibile arrivare fino a riva del Carbon. I manifestanti, quasi duemila stando agli organizzatori, non si sono però fatti intimidire e, invece che deviare in direzione di San Luca per unirsi ai presidi di Usb e Movimento 5 Stelle, hanno comunque raggiunto l'ingresso di Ca' Farsetti.

Proteste fuori, polemiche dentro: lunedì caldo per il Comune

RESSA IN COMUNE – La situazione si è fatta presto tesa fuori dalla “sala dei bottoni”: anche i grillini, vedendo la folla, hanno ripiegato davanti al Comune e subito i carabinieri in presidio hanno cercato di liberare l'ingresso. Tutto inutile: i manifestanti, inferociti, non si sono lasciati intimidire e sventolando un muro di badge hanno preteso di entrare negli uffici e nei corridoi che ogni giorno visitano durante l'orario di lavoro. L'arrivo dell'assessore all'Ambiente Gianfranco Bettin è stato senza dubbio un momento difficile, ma il vertice della tensione si è raggiunto quando un consigliere leghista è stato “lapidato” di insulti dalla folla. Gli stessi organizzatori della protesta hanno cercato di raffreddare gli animi, chiedendo a tutti di fare qualche passo indietro per evitare denunce, ma non è servito: gli scontenti di Ca' Farsetti hanno replicato che è il momento di “metterci la faccia” e, una volta di più, hanno urlato a Orsoni di scendere in fondamenta. La crisi, dicevano dal corteo, non la devono pagare i lavoratori e, se il sindaco la pensa diversamente, può “stare sereno”, un invito che, dopo l'esempio di Renzi e Letta, suona più come una minaccia che una rassicurazione.

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