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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Cona / Via Rottanova

Marce, autobus, trattative: tra Conetta, Padova e Jesolo è l'ennesimo caos profughi

Nella base militare giornata tutto sommato tranquilla. I 54 migranti in "fuga" hanno raggiunto il capoluogo euganeo, i 13 richiedenti asilo finiti a Jesolo hanno ripreso a spostarsi

La marcia è ripresa, ma stavolta la meta è stata la Prefettura di Padova. Di fronte alla quale la cinquantina di migranti che lunedì ha lasciato l'ex base Nato di Conetta ha chiesto nuove sistemazioni. Perché loro nel campo non ci vogliono tornare, decisi a ottenere condizioni di vita migliori rispetto a quelle che hanno sopportato in questi mesi. E' stata ancora una giornata convulsa sul fronte dei richiedenti asilo, con più fronti che si sono aperti e che per ora non hanno avuto soluzione. 

A Jesolo

Compreso quello di Jesolo, dove i 14 migranti che hanno rifiutato di pernottare nella base della Croce Rossa di via Levantina nel pomeriggio di martedì si sono rimessi in marcia con i loro bagagli. O meglio, uno di loro ha chiesto di poter rimanere ed è stato fatto entrare nella struttura, gli altri, dopo aver ricevuto i documenti, se ne sono andati in cerca di un posto migliore dove stare. In serata però sono stati segnalati ancora all'esterno della sede. Dalla mattinata avevano ribadito alle forze dell'ordine di volere un appartamento per migliorare le condizioni in cui sono vissuti in questi mesi. Tant'è. La loro destinazione alle 19 appariva ancora incerta: "Dopo il colloquio con le forze dell'ordine hanno deciso di riprendere il cammino - spiega Francesco Bosa, direttore regionale della Croce Rossa - il giovane che vuole rimanere l'abbiamo lasciato entrare. Per gli altri sarebbe un grosso problema". 

A Conetta 

Intanto a Conetta la situazione dopo una prima "avvisaglia" di possibili fuoriuscite si è mantenuta tranquilla. Secondo le forze dell'ordine si sarebbero allontanati 4 o 5 richiedenti asilo, ma il punto di domanda rimane. Perché con l'arrivo dell'oscurità era possibile anche un loro ritorno alla base. Durante la giornata i migranti hanno discusso di una possibile manifestazione per venerdì, quando potrebbe iniziare una nuova marcia. Ma a questo punto la situazione rimane imprevedibile. 

A Padova

Il "grosso" dell'attenzione si è concentrata invece sulla prefettura di Padova, dove alle 19 non era ancora stata trovata una soluzione per la cinquantina di migranti in cammino da lunedì. Il faccia a faccia tra una delegazione dei manifestanti e le autorità euganee ha portato a un nulla di fatto, tanto più che il sindaco Giordani ha dichiarato che "a Padova non c'è posto". "Sono scesi con un nulla di fatto - ha spiegato Omid Firouzi di Sconfinamenti Padova - c'è un rimpallo di competenze e invitano i migranti a rientrare a Cona. I richiedenti asilo dal canto loro non hanno intenzione di tornare nell'hub e di conseguenza c'è da capire dove trascorreranno la notte".

Il sindaco Giordani

"La nostra amministrazione è per l'accoglienza diffusa - ha dichiarato il primo cittadino Giordani - ha già fatto la sua parte e non si è mia sottratta davanti a nessuna emergenza sociale, né escludiamo di fare passi ulteriori per normalizzare la situazione, ma sempre dentro i binari obbligati delle regole e della legalità. Chiederò al Prefetto se riterrà di convocare tutti i Sindaci della Provincia per ribadire anche in quella sede questi concetti come primo cittadino del Comune Capoluogo.Se tutti fanno un piccolo sforzo si può mettere la parola fine a una situazione poco sostenibile spostandoci verso modalità più umane, gestibili e sicure per tutti".

La Diocesi di Padova

"Noi non neghiamo il diritto alla protesta", dichiara Don Marco Cagol della Diocesi di Padova, "abbiamo sempre agito tenendo presente le loro ragioni. Ma la protesta deve avere dei limiti, non per un'idea astratta del giusto o sbagliato: ma così, il rischio che poi loro si trovino con un pugno di mosche in mano è molto forte. C'è un iriggidimento reciproco delle istituzioni, che devono tener conto del territorio e degli altri cittadini".

L'Usb

L'Unione sindacale di Base (Usb), che da giorni sta seguendo con propri rappresentanti le rivendicazioni dei migranti del Cpt di Conetta (Venezia), intanto difende il proprio operato e respinge le accuse di aver "strumentalizzato" la situazione dei richiedenti asilo. Il coordinatore di Usb Padova, Aldo Romaro, in una nota, ha riepilogato l'attività svolta dal sindacato di base per sostenere i migranti dell'ex base, che in oltre 200 si sono spostati a piedi dal Cpt fin dal 14 novembre scorso, restando al loro fianco nel proseguo della protesta. "In tutto questo Usb - spiega - si è fatta in quattro, grazie ai militanti arrivati dal Veneto e dall'Emilia, per fornire assistenza e generi di conforto ai profughi in marcia. Se questo si chiama 'sobillare' o 'strumentalizzare', le stesse categorie potrebbero essere applicate alle strutture parrocchiali che invece meritoriamente hanno sopperito all'assenza dello Stato. Usb non sobilla, ne' strumentalizza: affianca gli ultimi nelle loro legittime rivendicazioni e difende la dignità di chi non ha abbastanza voce per farsi ascoltare".

I sindacati 

Le vicende di questi giorni hanno indotto Cgil, Cisl e Uil a chiedere un tavolo operativo attraverso cui individuare soluzioni stabili sia per l'immediato, sia per il futuro: "Tutti i soggetti in capo ai quali ricade la responsabilità della gestione di questa situazione, pur nelle difficoltà esistenti, decidano finalmente di affrontarla in maniera strutturale - scrivono in una lettera indirizzata al sindaco metropolitano, Luigi Brugnaro, al prefetto di Venezia, Carlo Boffi, e al patriarca, Francesco Moraglia - Non è assolutamente più tollerabile una gestione approssimativa legata alle singole emergenze che di volta in volta si presentano. E' diventata ormai non più rinviabile la costituzione di un tavolo permanente che definisca delle soluzioni per risolvere la questione di Cona, oggi e per il futuro, qualora si verificassero eventuali altri sbarchi massicci che dovessero rendere necessario affrontare nuovamente situazioni similari".

Il deputato Emanuele Cozzolino

“Quello che sta succedendo in questi giorni rende il Centro di Conetta la Caporetto del sistema di accoglienza italiana”. E’ duro il deputato del MoVimento 5 Stelle Emanuele Cozzolino nel commentare l’agitazione che sta caratterizzando il comune del veneziano. “Dopo i fatti avvenuti nei mesi scorsi – continua Cozzolino  - era evidente che a Cona occorreva intervenire con un progetto di ammodernamento delle strutture, ma anche con iniziative per sveltire l’esame delle domande di protezione. Invece ciò che si registra nel Centro sta diventando il paradigma di un apparato che non funziona. A Cona si sta cercando di mettere qualche pezza, anche con l’aiuto della Chiesa, degli enti locali e della gente comune. Le soluzioni tuttavia appaiono lontane e lo Stato sta dimostrando inadeguatezza. Il ministro Marco Minniti se ha avuto qualche successo nel ridurre gli sbarchi, non ha superato l’impostazione di Angelino Alfano in materia di accoglienza dei richiedenti asilo, che resta deficitaria. Soprattutto non ha messo in atto iniziative apprezzabili per rendere più veloce l’esame delle domande di protezione internazionale. Tutto questo si traduce in una situazione insostenibile non  solo per i migranti che, cercando di cambiare in meglio la propria situazione abitativa, seguono l’esempio di coloro che manifestando ottengono le ricollocazioni. La situazione di insicurezza e di degrado si ripercuote soprattutto sui cittadini dell’area che devono fronteggiare manifestazioni e disagi. A Cona – termina Cozzolino – si è avvertita l’assenza dello Stato centrale. Il Governo ha tutti gli strumenti per intervenire, anche in considerazione degli ultimi atti normativi approvati dalla Camera che consentono di sveltire le procedure di esame e di ripensare il sistema di accoglienza. Lasciare soli i territori e girarsi dall’altra parte è un errore che non possiamo permetterci”.  

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