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Cronaca Marghera / Via C. Monzani

Gli islamici festeggiano la fine del Ramadan: "Altro che terroristi, è religione di pace"

Cerimonie al centro di preghiera di via Monzani a Marghera e in provincia. Sermoni in arabo e italiano: "Terroristi assassini". Torna la richiesta di uno spazio più funzionale per i fedeli

"C'era talmente tanta gente che alcuni non sono nemmeno riusciti a entrare. La nostra comunità è numerosa ed è piena di gente per bene". Nella prima mattinata di mercoledì, anche in tutta la provincia di Venezia, i musulmani hanno festeggiato la fine del Ramadan, il mese del digiuno. Fulcro delle cerimonie il centro di preghiera di via Monzani a Marghera, dove si sono riversati circa 1.300 uomini e 250 donne. Ma ritrovi ci sono stati annche a Spinea, Quarto d'Altino e altri luoghi dove risiedono le comunità islamiche. All'unisono, sia in arabo che in italiano, un messaggio di pace contro gli orrori del terrorismo, che hanno insanguinato di recente Istanbul, il Bangladesh e Medina, una delle "città sante" per l'Islam.

"C'erano persone di circa 30 nazionalità - commenta Mohamed Amin Al Ahdab, presidente della comunità islamica veneziana - Un crogiolo di lingue. Perché la nostra è una realtà variegata. Ma tutti, dopo un mese di preghiera e di dedizione a Dio, vogliono la pace. Non chiamateli terroristi islamici. Chiamateli assassini, punto". Nel sermone dell'Imam Hamad Mahamed questi concetti sono tornati più volte: "Noi partiamo sempre dall'attualità - continua Amin Al Ahdab - L'Islam è una religione di pace. Questi assassini sono il male. E' una lotta della vita contro la morte. Si sono fatti saltare anche a pochi metri dalla tomba del profeta, a Medina. I musulmani non sono loro. Tanto più che è stato chiesto ai fedeli di condividere con i colleghi di lavoro e con i vicini questo giorno di festa, portando magari dolci e un po' di gioia. Come accade a Natale per i cristiani. La ricetta è lo scambio dei valori". 

In più, sempre sia in arabo che in italiano, è stato chiesto di predicare ai figli la tolleranza e il dialogo. E soprattutto di collaborare con le forze dell'ordine nel caso si venga a conoscenza di elementi "negativi", affinché le autorità nel caso possano intervenire tempestivamente. "E' stato anche ricordato che il Profeta raccomanda di tutelare le donne", conclude Amin al Ahdab, che torna a chiedere spazi "degni" per la preghiera: "Il centro di preghiera di via Monzani ci sta stretto - spiega - una comunità di 20mila islamici in città non ha un posto dove pregare in maniera decorosa. Serve. Per questo speriamo vada in porto l'operazione di via Lazzari, dove, poco distante dall'attuale centro, è stato acquistato un capannone all'asta. Più della metà dei soldi sono stati messi dai fedeli, a dimostrazione che è un'esigenza molto sentita". Per ora è stata versata la caparra, ma la raccolta fondi è ancora in corso per arrivare a chiudere l'operazione.  

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