Rapinano una banca e sequestrano i clienti a Jesolo, arrestato il basista
C.M., 22enne, il 27 gennaio non si era fatto vedere quando tre banditi, poi finiti in manette, assaltarono una filiale Antonveneta in via Levantina. Era stato lui a fornire le informazioni
I tre rapinatori li avevano arrestati mentre tentavano di scappare col bottino. Appena usciti dalla filiale della Banca Antonveneta di Jesolo Lido, tra via Levantina e via Pordenone. I carabinieri avevano intercettato i banditi mentre si preparavano a entrare in azione. Poi il colpo e il sequestro per alcuni minuti di cinque addetti allo sportello e quattro clienti, tra cui un minore. Minacciandoli con dei taglierini. G.P. 21enne, A.R., 24enne, G.P., 28enne, tutti di origine campana, originari dei territori tra Mugnano e Caivano nel Napoletano, sono finiti in manette.
Erano dei tipici "trasfertisti": commettono un reato in un luogo lontano dalla loro residenza e poi si dileguano. Per fare ciò, però, serve un basista. Qualcuno che conosceva la zona dello Jesolano e che potesse fornire le informazioni necessarie per portare a buon fine il colpo. I carabinieri del Nucleo investigativo di Mestre, dopo mesi di indagini, lo hanno individuato: C.M., 22enne incensurato, anch'egli originario degli stessi paesi da cui provenivano i tre rapinatori.
LA RAPINA Minacciano i clienti con dei taglierini e sequestrano anche un bambino
E' stato lui ad "accogliere" G.P., il 28enne, all'aeroporto di Venezia. E' stato sempre lui, assieme al suo "ospite", il giorno prima del colpo, a controllare la filiale per un ultimo sopralluogo. Avrebbe anche offerto ospitalità ai malviventi nella sua abitazione di Jesolo Paese nel caso in cui la rapina fosse andata a buon fine. A insospettire gli inquirenti anche le minacce proferite dai banditi durante l'assalto alla banca: "Sappiamo chi siete - dicevano - conosciamo le vostre auto. Le vostre mogli". Non scherzavano. Erano tutte informazioni passate da C.M.
A inizio estate il giovane se n'è andato in Germania. Aveva capito che il cerchio delle indagini si stava stringendo. Ci è rimasto alcuni mesi, aiutato da alcuni conoscenti, sempre monitorato dalle forze dell'ordine. Al suo ritorno in Italia l'arresto. Ora C.M. si trova nel carcere di Santa Maria Maggiore.