Indagini in corso, giudici rigettano il ricorso del Codacons sul Mose

Il Consiglio di Stato ha rigettato l'istanza presentata dal Codacons, che martedì si era scagliata contro il governo Renzi per aver appoggiato la controparte, per ottenere la revoca della sentenza con cui lo stesso Consiglio di Stato il 16 marzo 2005 aveva dichiarato legittimi gli atti relativi alla progettazione del Mose. Insomma, l'associazione dei consumatori chiedeva il blocco della costruzione dell'opera, sottolineando come ci fosse la possibilità che quegli atti fossero macchiati da atti corruttivi. L'indagine penale è in corso, hanno però rilevato i giudici amministrativi, e non si è pervenuti a nessun accertamento definitivo rispetto alla falsità degli atti al centro dell'azione promossa dal Codacons. Quindi il sistema di paratoie mobili, ormai per la gran parte ultimato, potrà continuare a essere costruito.

Il ricorso era stato presentato nel giugno scorso a seguito dell'inchiesta penale avviata dalla Procura di Venezia, sostenendo che nella sentenza del 2005 i giudici amministrativi avrebbero deliberato sulla "base di documenti alterati e falsati, in quanto frutto della commissione di reati in corso di accertamento".

La VI sezione del Consiglio di Stato ha depositato mercoledì l'ordinanza di rigetto. Nell'atto si distingue quella che poteva essere una richiesta di sospensiva avanzata a suo tempo, dalla situazione attuale, spiegando che "nello stato presente delle cose, le vicende e gli atti evocati dal ricorrente afferiscono a un procedimento penale che si trova nella fase delle indagini preliminari" e quindi manca "un avvenuto e definitivo accertamento della falsità dei documenti evocati dal ricorrente". Per lo stesso motivo non ci sarebbero i presupposti per sospendere l'efficacia della sentenza impugnata.