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Lotta al terrorismo, il prefetto: "Attendiamo il ritorno dei militari"

Riunione del comitato per l'ordine e la sicurezza dopo i fatti di Parigi: "Gli sforzi non incideranno sulle risorse per il contrasto della criminalità"

Venezia non può che essere considerata una città potenzialmente a rischio in fatto di terrorismo. Non solo per i capolavori che ospita, ma anche per l'area industriale di Porto Marghera. Dopo i gravi fatti di Parigi, l'attenzione in fatto di sicurezza e dei pericoli del fondamentalismo islamico è al massimo livello. Lo dimostra la riunione del comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica convocata per martedì mattina a Ca' Corner. Presenti i massimi rappresentanti delle forze dell'ordine, di Ca' Farsetti e della prefettura. Non si tratta del primo faccia a faccia dopo gli attentati francesi: una riunione di coordinamento nei giorni scorsi è servita a testare il sistema di sicurezza, operativo da tempo, in modo da stabilire se ci fosse la necessità di integrarlo.

La nuova assemblea, dunque, è servita per tirare le fila del discorso. Per stabilire cioè se effettivamente ci sia bisogno di ulteriori iniziative contro il terrorismo, senza intaccare risorse e uomini impegnati nel contrasto alla criminalità comune. Il prefetto Domenico Cuttaia ha spiegato che tutto ciò che verrà definito in termini di lotta e prevenzione di attacchi terroristici dovrà essere integrato con le "normali" attività di controllo del territorio. Come? Incrementando il numero di operatori in azione, ma soprattutto individuando modalità che permettano di razionalizzare il lavoro delle forze dell'ordine, rendendolo più produttivo. La preoccupazione della questura in questo momento, ha spiegato il prefetto, è di evitare che l'intensificazione dei servizi di prevenzione contro il terrorismo incida negativamente su quelli ordinari di controllo in funzione anticriminalità.

"La vigilanza - ha dichiarato Cuttaia - già c'è; più che potenziarla, si tratta di rendere ancor più incisive le modalità con cui le misure vengono attuate, attivando non solo gli operatori di polizia, ma gli stessi destinatari, in una collaborazione più stretta che consenta di razionalizzare al meglio le risorse. C'e' una massa di informazioni sviluppate e cercheremo - ha concluso -, senza generare confusione e allarmismi, di rafforzare la sicurezza dei cittadini in ogni ambito".

L'aeroporto Marco Polo, il porto e la comunità ebraica sono gli obiettivi più sensibili. Su questi, come già avviene da tempo, si concentrano in particolare le attività di controllo preventive. Senza dimenticare i fondamentali supporti tecnologici: le forze di polizia, per individuare presenze sospette sul territorio, si muovono con ricerche in rete e ricorrendo alla banca dati amministrativa riferita ai migranti smistati nel Veneto. In caso di sospetti, entra in gioco l'attività investigativa.

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