Safilo: via al maxi contratto di solidarietà per 700 lavoratori salesi
Siglato venerdì sera l'accordo tra azienda e sindacati per evitare l'esubero di circa 1000 lavoratori, annunciato dopo l'uscita del marchio Armani e il calo del fatturato pari al 20%
Pare essersi finalmente chiusa la vertenza Safilo, grazie all'intesa siglata venerdì sera a Santa Maria di Sala, tra impresa e sindacati, per evitare l'esubero di circa 1000 lavoratori, annunciato dall'azienda l'11 maggio, dopo la perdita della licenza del marchio Armani, passato a Luxottica.
Certo non tutti i nodi sono stati sciolti, tuttavia le parti sociali considerano, date le condizioni di partenza, positivo il compromesso al quale si è giunti. L'accordo - c'è anche da dire - è stato accettato "con riserva" dai sindacati, dunque la via per la conferma definitiva non è ancora giunta al termine: nel corso delle assemblee che si terranno i giorni 18, 19 e 22 giugno sarà sottoposto al giudizio dei lavoratori.
Di quei 1000 esuberi annunciati, risultato di una contrazione del fatturato pari al 20% (di 1,1 miliardi di euro, nel 2011), 35 erano previsti, in particolare, a Santa Maria di Sala (su 800), 550 a Longarone (Belluno, su 1.250 dipendenti) e 100 a Padova (su 800).
La via d'uscita decisa venerdì prevede la riduzione degli esuberi a 670, realizzata attraverso l'uscita di 114 lavoratori a tempo determinato, i cui contratti non sono stati rinnovati, poi attraverso il recupero di attività destinate a stabilimenti esteri.
Sarà avviato, avvisano i sindacati, un maxi contratto di solidarietà che tutelerà quasi 2.000 lavoratori nei 3 stabilimenti veneti: 240 a Martignacco (Udine), 1.250 a Longarone (cioè a tutti) e a 700 di Santa Maria di Sala. Attraverso tale strumento verrà ridotto il loro orario giornaliero di lavoro e allo stesso modo lo stipendio, ma, attraverso l'Inps, sarà integrato il salario perduto per il 60%. Salva, in sostanza, solo Padova.
La Safilo, infine, si è impegnata a investire diversi milioni di euro per gli stabilimenti. Nelle scorse settimane, si era giunti quasi al punto di rottura nella trattativa, i sindacati erano pronti ad uno "sciopero ad orologeria", nel caso in cui l’azienda ieri non fosse tornata indietro sui propri passi. Soddisfazione viene espressa da più parti.