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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Venezia, sciopero dipendenti del settore turismo: in corteo per il contratto e la dignità

È partito venerdì mattina alle 9.30 il lungo serpentone dei lavoratori, snodatosi per la città, fino all'arrivo in Campo San Geremia. Obiettivo: maggiori garanzie occupazionali

Il turismo cresce, ma le retribuzioni rimangono "al palo". Hanno contratti diversi ma sono accomunati dal fatto che i datori di lavoro non vogliono rinnovarli e che ormai, visti gli anni trascorsi dalle ultime stipule, rischiano di saltare un’intera tornata contrattuale. Per questa ragione venerdì mattina baristi, camerieri, cuochi, operatori delle pulizie, impiegati delle agenzie di viaggio, lavoratori dei fast food, farmacisti - solo per citare alcune categorie interessate - si sono ritrovati attorno alle 9.30 davanti alla stazione ferroviaria di Venezia Santa Lucia, da dove è partito un corteo che li ha condotti fino a Campo San Geremia. A centinaia, per far valere i propri diritti. Al termine della manifestazione ha preso la parola Pierangelo Ranieri, segretario generale della Fisascat Cisl.

LE RICHIESTE - Con le piattaforme contrattuali presentate ai vari tavoli di trattativa, i lavoratori puntano ad ottenere maggiori garanzie occupazionali e tutele per un lavoro dignitoso, oltre ad un aumento salariale ed a valorizzazioni professionali, ma (tranne che con Federalberghi e Faita che hanno sottoscritto gli accordi) si sono sentiti proporre peggioramenti di parti economiche e normative (malattia, permessi, scatti di anzianità) quali condizioni per concludere le vertenze, evidentemente al ribasso.

La giornata è servita anche a rappresentare la situazione di settori che sono in crescita, ma che si avvalgono sempre più di lavoro povero, magari abusando di voucher aumentati in un solo anno del 47% nel solo comparto turistico. Lo stesso dicasi per il mondo degli appalti dove le retribuzioni sono spesso povere, legate anche ad orari che si riducono ad ogni cambio di appalto e con una situazione che potrebbe essere anche peggiorata dopo il colpo di mano del Governo sul varo del “Codice appalti” con cui si è cancellato dal testo proposto dalle commissioni parlamentari il capitolo relativo alle clausole sociali per la garanzia della stabilità occupazionale fin dai bandi di gara.

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