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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

La Lazzarini contro la Busetto: "Abbiamo ucciso insieme, lei ha dato il colpo di grazia"

Seconda udienza del processo d'appello di Monica Busetto per l'omicidio Pamio. Milly ha confermato il patto in carcere: "Accollati anche questo omicidio, io sistemo la tua famiglia"

"Ho delle responsabilità nei riguardi della morte della signora Lida Taffi Pamio". Queste le prime parole di Susanna "Milly" Lazzarini venerdì mattina, nell'aula bunker di Mestre, durante la seconda udienza del processo d'appello nei confronti di Monica Busetto, Processo per il delitto Pamio, udienza del 14 ottobre 2016
scarcerata dopo 2 anni di reclusione e ora sottoposta a obbligo di firma e di dimora a Venezia. Se in un primo momento la Lazzarini
aveva confessato il delitto della Pamio, dichiarando di aver fatto tutto da sola, durante gli ultimi due interrogatori ha ritrattato, spiegando che la Busetto c'era nell'appartamento della sua dirimpettaia. C'era e avrebbe partecipato all'omicidio.

Una versione confermata anche venerdì, durante un'udienza fiume. Dopo le domande del presidente della Corte d'assise d'appello, Gioacchino Termini, e del procuratore generale, Francesco Caio Cicero, i difensori di Monica Busetto, Alessandro Doglioni e Stefano Busetto, hanno puntato il dito contro le "decine di contraddizioni tra l'ultimo interrogatorio e le ultime dichiarazioni di Milly" (DETTAGLI). Il 18 novembre è prevista l'udienza conclusiva, al termine della quale si capirà se i giudici reputeranno veritiere le dichiarazioni della Lazzarini, difesa dall'avvocato Mariarosa Cozza. Affermazioni che si aggiungono al quadro che già aveva portato alla sentenza di condanna in primo grado a 24 anni e 6 mesi di Monica Busetto. Nel mentre, però, è arrivata la confessione di "Milly", che ha decisamente cambiato le carte in tavola.

NEL “NEL PROCESSO IRROMPE LA COLLANA. LAZZARINI: "SI', E' QUESTA. LA RICONOSCO"

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LA RICOSTRUZIONE DEL 20 DICEMBRE 2012 - "Sono uscita di casa molto presto, verso l'una e mezza. Volevo andare dalla signora Pamio e rubare qualcosa, sapevo che era una persona benestante". Durante l'interrogatorio la Lazzarini ha specificato di essere andata a casa della vittima un paio di volte, poi di averla incontrata per strada in altre due circostanze, sempre in compagnia della madre. Nel giorno dell'omicidio è entrata in casa, accolta dalla signora Pamio preparata e ben acconciata: con il pretesto di andare in bagno si è diretta alla camera da letto, ha rovistato tra cassetti e armadi, ma non ha trovato nulla, se non un portagioie.

LA DIFESA DELLA BUSETTO: "ECCO TUTTE LE CONTRADDIZIONI DI MILLY"

Dopo aver arraffato alcuni monili, si è diretta verso il salotto, aveva gli ori in mano. "Mi ha subito chiesto il perché - ha continuato la Lazzarini - Mi ha detto che ero una ladra, che era una vergogna. Ho cercato di scusarmi in mille maniere. Però lei ha detto che mi avrebbe denunciato e avrebbe parlato subito con mia madre. Ho provato tante emozioni: paura, terrore e rabbia. Ho cercato di farla soprassedere, ma lei era decisa". Milly ha specificato di essere stata presa dal panico, di aver pensato alla famiglia, alla denuncia: "Non so cosa sia successo: ho visto uno schiaccianoci in ferro che era appoggiato sul cucinino e ho colpito la signora Pamio in testa. È caduta a terra ma non ha perso i sensi. Era stordita. Si dimenava, farfugliava. Parole che non capivo. Avevo tanti pensieri in testa".

IL 18 NOVEMBRE L'UDIENZA CONCLUSIVA: COSA DECIDERA' LA CORTE?

Poi è scattata una molla. Milly ha visto un ceppo sul cucinino, ha preso un coltello e ha cominciato a minacciare la signora Pamio. Poi ha sentito la porta di casa chiudersi improvvisamente: "Ho visto la signora Busetto in casa. Mi sono chiesta come avesse fatto ad entrare". La Lazzarini sapeva già chi fosse, l'aveva capito sulla base di quanto le aveva raccontato in passato la madre. "Si è avvicinata verso il soggiorno chiedendo cosa stesse succedendo". Tra le due ci sarebbero stati pochi scambi di parole, e subito sarebbe scattata l'intesa di "sbarazzarsi" della donna. Poi il piano della Busetto: "Meglio strangolarla che accoltellarla". E così fecero. "Ho avvolto il cavo di un decoder attorno al collo della signora Pamio e ho stretto con forza, fino a che si è spezzato. La signora Pamio si dimenava, così ho ordinato alla signora Busetto di prendere dello scottex e di metterglielo in bocca. Così ha fatto".

Sono seguite le pugnalate. "Ho cominciato con il primo coltello - ha raccontato la Lazzarini abbassando lo sguardo - l'ho pugnalata al petto. Pensavo di ucciderla subito, ma non è stato così". La signora Pamio continuava infatti a dimenarsi con gli occhi sbarrati. "Ero arrabbiata, provavo dei sentimenti allucinanti. Mi sembrava di essere in un film. Ho preso vari coltelli e ho inferto varie pugnalate sopra la linea delll'ombelico, tanto che per due volte si sono rotte le lame del coltello. Non moriva. Mi sembrava di essere un automa. Ho detto alla Busetto di alzarle la maglia, non volevo vedere i suoi occhi. C'erano altri due coltelli, ne ho preso uno e ho dato altre pugnalate". Poi la Busetto si sarebbe incaricata di darle il colpo di grazia. "Ma lascia stare che non sei neanche capace di uccidere una vecchia", avrebbe detto prima di prendere l'ultima lama e accoltellarla alla gola. "Ha iniziato a uscire molto sangue. Mi sono impressionata. Ero inginocchiata e mi sono alzata per la paura".

Il racconto della Lazzarini è poi continuato con gli attimi successivi alla morte di Lida Taffi Pamio. "Abbiamo tolto l'oro dal corpo della signora Pamio. Aveva due anellli per mano. Uno di questi anelli l'aveva sfoggiato con aria di superiorità a mia madre e mia zia. Un anello che si sarebbe fatta fare a mano. Ho sfilato l'anello e ne ho sfilato un altro. Mi pare fosse la mano sinistra. La signora Busetto ha preso quelli della mano destra, poi abbiamo visto che aveva la collanina d'oro al collo. Gliel'ha strappata la Busetto, ho sentito il rumore del medaglione cadere a terra".

"Insceniamo una rapina, apriamo cassetti e rovistiamo in giro". Questo il piano della Busetto, messo in pratica dalla coppia. A più riprese, durante l'interrogatorio, le si rompe la voce, beve un po' d'acqua. Poi continua nel racconto: "Fuori dalla camera da letto lei mi ha sbattuto contro il muro, si è tolta i guanti e mi ha graffiato il viso. 'Qui ci sono persone che ti conoscono'. Mi ha intimato di prendere le chiavi di casa. A quel punto ho tirato fuori tutto l'oro che avevo in tasca, le ho detto di prendere tutto, non mi interessava più niente. Volevo solo andarmene". Ma le cose sono andate diversamente: la Busetto ha preso solo la collanina, il resto della refurtiva è finita in tasca alla Lazzarini. "Ho visto la Busetto entrare in casa e chiudere la  porta. Prima mi ha detto 'qualunque cosa succeda, tu non dire niente'. Poi sono scappata. Ho preso la bici e mi sono allontanata. In quel momento non ragionavo, volevo solo tornare a casa".

L'incontro in prigione. Milly ha spiegato di non aver mai avuto contatti con la Busetto prima di essere andata in carcere, sapeva che era stata condannata, ma non sapeva che fosse reclusa a Venezia. Durante il primo incontro ravvicinato non l'avrebbe nemmeno riconosciuta, e solo le conferme di alcune detenute le avevano "aperto gli occhi". Poi un secondo incontro per i corridoi, che si sarebbe limitato ad uno scambio di sguardi, prima che la Lazzarini fosse trasferita nella sua stessa cella. "Ho pensato subito di essere stata messa lì appositamente - ha sottolineato - Non so se fosse stato richiesto dalla Busetto. Quando l'ho vista ho avuto un forte scossone dentro di me, ma ho fatto finta di niente. In cella eravamo in cinque". Le due donne si sono comportate come se non si conoscessero, per non dare nell'occhio, considerata anche la presenza di altre detenute.

La conferma dell'accordo con la Busetto. "Mi chiedevo per quanto tempo sarebbe andata avanti così, poi a gennaio poi ci siamo affrontate in chiesa. La signora Busetto mi diceva 'mi raccomando vai avanti a tenere il gioco'. Poi, dal nulla, la proposta, davanti alle compagne di cella: 'Tu sei dentro per omicidio, no? Se ti accolli anche questo, io ti metto apposto la famiglia, cosa ne dici?'. Io non ho nemmeno risposto, le detenute l'hanno guardata sconvolte. Hanno detto che pensavano fosse uno scherzo". In più di una circostanza la Busetto ha riproposto l'accordo alla Lazzarini, spiegando che con i soldi si può fare tutto, che avrebbe venduto la casa a Venezia e avrebbe sistemato i suoi figli. "Ho accettato, perlomeno una cosa la potevo fare, ed era quella di mettere in sicurezza la mia  famiglia".

È quindi seguito un interrogatorio di molte ore, durante il quale Milly si è accollatta tutte le colpe dell'omicidio. "Il pm non credeva alla mia versione e ho insistito. È stato molto duro, perché ho dovuto memorizzare le falsità da tenere a mente. Dopo l'interrogatorio sono stata avvisata dagli agenti che avrei dovuto preparare le mie cose: ho saputo solo dopo di essere stata trasferita a Trento".

"Perché ha cambiato idea dopo essersi accollata tutte le colpe?". La domanda del giudice è diretta. "Ho cambiato idea - ha spiegato la Lazzarini - Dopo l'ultimo interrogatorio che ho avuto in questura ho avuto un incontro con mio figlio maggiore, che mi ha detto di dire la verità. Anche il mio avvocato ha preso la borsa e ha detto 'se lei continua così io prendo e me ne vado'. Non è stato facile perché la verità da una parte ti libera, da una parte ti fa tanto male. Ti fa rivivere tutto quello che hai fatto. È la cosa migliore che io possa fare".

Il patto con la Busetto? Nessuna sicurezza. "Avevo solo la sua parola. Pensavo che fosse una garanzia, invece non è stato così. La mia famiglia non ha ricevuto un centesimo da nessuno", ha concluso la Lazzarini nella sua ricostruzione davanti alla Corte d'assise d'appello.

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