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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Portogruaro

"Lunghe mani" della Camorra: sedici immobili sequestrati nel Veneziano

Condomini e ville tra San Donà, Jesolo e Portogruaro. Secondo la Finanza operazioni con soldi di un imprenditore legato ai Casalesi frutto dell'acquisizione di imprese strozzate dall'usura

Condomini, palazzi, garage comprati con soldi all'apparenza puliti, ma che in verità nascondo le lunghe mani della Camorra. Il nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Rimini ieri ha sequestrato una serie di immobili tra Emilia-Romagna e Veneto.

Tra essi 21 nel Veneziano e nel Padovano: a Portogruaro sono stati confiscati quattro appartamenti e otto garage in via della Croce Rossa, a Jesolo un'area destinata a parcheggi e una villa in via Tirreno, a San Donà di Piave, infine, una palazzina in via Spagna e un condominio in via Giorgio La Pira.

Dietro a queste acquisizioni un imprenditore 53enne, Michele Pezone, originario di Aversa (provincia di Caserta). L'uomo avrebbe frequentazioni con il clan dei Casalesi, in particolare con quel Paolo Ceceri, noto per la maxi inchiesta sulla Italburro (il 'burro della camorra' fatto con ossa essiccate di bovini).

Pezone sarebbe una vecchia conoscenza degli investigatori del nucleo tributario. Già nel 2008, la Finanza era riuscita a ottenere il sequestro preventivo di 26 immobili in mezza Italia riconducibili a lui. Case e appartamenti in odore di criminalità organizzata. In quell'anno l'imprenditore si era spostato a Bologna e, secondo l'accusa, prestava soldi alle imprese in difficoltà applicando poi dei tassi d'interesse d'usura. Una volta che le imprese non potevano più pagare lui rilevava le società, reinvestendo poi le risorse economiche in operazioni immobiliari come quelle finite nel mirino delle fiamme gialle.

Dietro le acquisizioni ci sono società che servirebbero da "schermo" rispetto a eventuali controlli, che però gli inquirenti reputano siano riconducibili a Pezone, i cui redditi dichiarati sarebbero molto bassi rispetto alle operazioni poste in essere. In questo modo, quindi, la Camorra si impadronisce delle imprese e del tessuto urbano del Nord.

 

"Loro – afferma Marotta, consigliere regionale dell'Italia dei Valori - entrano in Veneto con modalità venete. Si presentano con persone del posto, proponendosi di entrare in società a chi è magari in difficoltà economiche, senza fidi dalle banche, con troppe tasse da pagare. L’imprenditore veneto all’inizio è contento di avere un socio al 10%. Loro entrano nell’azienda, ne conoscono i bilanci, sanno quando è in difficoltà e sanno quando possono prendersela con pochi euro. E poi fanno shopping immobiliare, come abbiamo visto ieri nel Veneto orientale".

 

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