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Cronaca San Donà di Piave

Sicurezza e dialogo per chiudere le porte al fondamentalismo islamico

Mentre il prefetto prepara una task force per verificare le condizioni dei centri culturali sono gli stessi imam a parlare contro l'odio interreligioso

I due fronti della lotta all'estremismo religioso: da una parte i provvedimenti di polizia e amministrazione, che dopo il caso di San Donà di Piave hanno deciso di alzare la guardia, dall'altra gli stessi fedeli musulmani, affiancati dai religiosi cattolici, che combattono con l'insegnamento del “vero Corano” e del suo messaggio di pace le fantasie fondamentaliste che rischiano troppo spesso di germinare nei cuori dei giovani senza guida. Così, come riportano i quotidiani locali, il Veneto ha deciso di rispondere alle forti tensioni che stanno scuotendo il territorio dopo la scoperta di presunti terroristi nella Regione.

MAGGIORE SICUREZZA – A Ca' Corner il prefetto Domenico Cuttaia ha convocato forze dell'ordine e amministrazione (compreso il sindaco di San Donà, Andrea Cereser) per discutere di come procedere dopo l'allontanamento dell'imam volontario colpevole di aver incitato all'odio contro gli ebrei durante un sermone. La prima cosa che è stata decisa è di istituire una task force di vigili del fuoco, tecnici del Dipartimento di prevenzione dell’Asl e vigili urbani per stabilire se il centro di preghiera di via Aquilegia sia a posto con norme e autorizzazioni, un controllo che scatterà già nei prossimi giorni e che dovrebbe venire esteso poi anche ad altre strutture simili, per assicurarsi che tutto sia in ordine e che non ci siano rischi per la sicurezza dei cittadini e dei fedeli stessi. Intanto la Digos prosegue le indagini sul caso dell'imam, cercando di capire se i suoi messaggi di odio abbiano fomentato proseliti integralisti.

UN MESSAGGIO POSITIVO – Intanto in sei centri culturali islamici, da Marghera a San Donà, passando per Piove di Sacco, Treviso e Spinea, è stato recitato un sermone unico per dire basta all'odio interreligioso e condannare senza appello le violenze perpetrate dai terroristi dell'Isis. L'obiettivo degli imam è stato spiegato in una conferenza stampa proprio a Marghera a cui ha partecipato, oltre al presidente della comunità islamica di Venezia e Provincia, Amin Al Ahdab, anche don Dino Pistolato, con l'appoggio del patriarca Francesco Moraglia. I fedeli musulmani hanno ribadito l'importanza di non seguire la strada dell'odio, usando parole durissime nei confronti di quelli che definiscono, senza mezzi termini, “assassini con licenza di uccidere in nome dell'Islam”. L'obiettivo dichiarato è quello di combattere ogni integralismo, anche per difendere la sicurezza dell'Italia, cui anche i fedeli musulmani sono ormai legati da un grande debito di riconoscenza. “Sia il Papa che il segretario di stato vaticano Parolin hanno ribadito che non è guerra tra Islam e cristianesimo - ha detto l'Imam di San Donà Kamal El Aychi, chiedendo quindi che si evitino strumentalizzazioni di sorta - La lega araba e i paesi interessati devono adoperarsi perché la libertà religiosa, sancita dal Corano, venga riconosciuta”. Il libro sacro di Maometto, d'altronde, trasmette un messaggio di pace e amore, e quello deve essere diffuso tra i giovani fedeli, non la versione distorta e di veloce fruizione che spesso passa attraverso internet e rischia di influenzare i ragazzi. La corretta conoscenza, da sempre, porta alla pace.

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