rotate-mobile
Cronaca

Sissy, analisi su pistola e computer. Ex detenuta: «Ecco come entrava la droga»

Il racconto di un'ex detenuta al carcere della Giudecca: «Sissy vittima di un tentativo di intimidazione»

L'analisi del computer e l'esame del dna sulla pistola. Sono questi gli ultimi accertamenti che saranno svolti dai due consulenti che il pubblico ministero Elisabetta Spigarelli ha nominato giovedì mattina per fare luce sulla morte di Sissy Trovato Mazza, l'agente di polizia penitenziaria che il primo novembre del 2016 era stata trovata in un lago di sangue in un ascensore del padiglione Jona dell'ospedale Civile di Venezia e che è deceduta due settimane.

Per gli investigatori, quello di Sissy era fin dall'inizio un suicidio ma la famiglia non ha mai creduto a questa ipotesi, tanto da opporsi qualche mese fa all'archiviazione del caso. Il gip Barbara Lancieri aveva in parte accolto la richiesta disponendo nuove analisi, per le quali anche i parenti di Sissy, assistiti dall'avvocato Fabio Anselmo, hanno nominato due consulenti. La famiglia è sempre stata convinta che qualcuno abbia ucciso Sissy, la quale, nel periodo precedente, aveva «denunciato» «fatti gravi che riguardano le colleghe» nel carcere femminile della Giudecca. Lo aveva fatto scrivendo a mano alcune lettere, che non erano mai state spedite e che erano poi state trovate dal papà Salvatore in un cassetto.

E, adesso, ci sarebbe anche una ex detenuta a entrare in gioco. Intervistada da Fanpage, ha detto che Sissy avrebbe scoperto un giro di cocaina in carcere prima di essere trovata in fin di vita nell'ascensore dell'ospedale. La droga, secondo il racconto dell'ex detenuta, arrivava attraverso la lavanderia e poi veniva nascosta nella plafoniera di una cella in modo da evitare i cani. Per la donna, l'agente penitenziaria potrebbe essere rimasta vittima «di un tentativo di di intimidazione».

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Sissy, analisi su pistola e computer. Ex detenuta: «Ecco come entrava la droga»

VeneziaToday è in caricamento